IL “NUOVO CORSO” DEL PD   di Lucia Mirti

di BorgoAdmin

Poco più di un mese è trascorso dalle primarie che hanno scelto Elly Schlein segretaria del Partito Democratico:  Elly gode del  primato di essere la prima donna eletta alla guida del PD, ma anche quello di aver ribaltato il voto nei circoli, che aveva invece  largamente premiato Bonaccini: quest’ultimo è un dato politico di particolare rilevanza, ora che si passa alla fase “costruttiva” del nuovo PD. La Segretaria ha quindi rilanciato aprendo il tesseramento: l’impennata di 16.000 iscrizioni  in poche settimane dà atto di una vitalità di tanti che si erano allontanati dal centro sinistra oppure mai avvicinati,  ed anche una speranza nel popolo degli astenuti cronici.  I sondaggi  (Ipsos, 15 marzo)  dicono che per  il 42% degli intervistati  Elly rappresenta un’opportunità per la rinascita del Pd.  E’ certamente troppo presto per dare una valutazione su come Elly “metterà a terra” il disegno di un nuovo PD. Di certo l’imprevedibilità è stata sinora una caratteristica – vincente –  della Schlein:  si auspica che venga messa a valore per un disegno di partito adeguato al desiderio di novità ma anche di sostanza e di visione che l’elettorato ha indubbiamente espresso. Ora è  un momento di grande entusiasmo, con persone nuove che desiderano  fare parte del cambiamento: vi è certamente in tanti, soprattutto giovani e donne, un’ attesa di radicalità sul fronte sociale ed economico, dell’eguaglianza, della redistribuzione della ricchezza. Lo stile dei primissimi passi della  Schlein sembra quello della condivisione:  alcune voci della “minoranza” le hanno tuttavia rammentato che  condivisione non è spartizione; chi dirige un partito ha interesse a tenerlo unito con generosità.

La scommessa di Elly si gioca quando l’entusiasmo si scontrerà con la realtà ed  i compromessi.  Per il momento la voce del PD in Parlamento  ha trovato nuovo vigore, dopo un prolungato e deleterio periodo di afasia coinciso con la fase congressuale. La freschezza e la novità di Elly la pongono al centro della narrazione mediatica, ma spesso in antitesi quasi plastica alla Premier: i media spesso si dilungano  sullo “scontro” tra le due donne, come se importasse  il vestito o la storia personale delle protagoniste anziché le loro idee, dimostrando in realtà uno sgradevole sessismo  (involontario?). Accentuare la contrapposizione “destra / sinistra” rischia di spettacolizzare la politica: da una parte ciò  facilita ed attrae, dall’altra rischia di spostare l’attenzione dai problemi gravissimi della gente: povertà, lavoro, disuguaglianze sociali ed economiche, crisi sociale, emarginazioni crescenti, come ha ben ricordato il sindaco Michele Guerra nel confronto politico ed intergenerazionale con Pier Luigi Castagnetti organizzato lunedì dal prof. Giorgio Pagliari a Betania (vedi video). La forma partito resiste e  testimonia la volontà di costruire forme di democrazia partecipata ed organizzata, ha ricordato il consigliere regionale Matteo Daffadà introducendo la serata.  Il PD deve avere però  un nuovo e profondo  “sguardo”  sulle persone, come ha ricordato Pierluigi Castagnetti citando Aldo Moro.  Per creare coesione e non essere condannata all’irrilevanza  occorre che la Politica ed i partiti affrontino i grandi e difficilissimi temi posti dall’oggi, con una tensione ideale e spirituale (intesa in senso laico e lontanissima dall’ideologia)  verso il futuro,  tornando a parlare di “noi” e non di “io”. Le piazze israeliane e francesi di questi giorni sono  la fotografia dell’assenza di politica e della crisi della rappresentanza e quindi della democrazia,  dove chi decide è la piazza.

Come emerso dal citato dibattito, il nuovo assetto deve consentire alle forze fondatrici del PD   di “sentirsi a casa”,  compresa  la componente cattolica di cui alcuni temono la marginalità, che però dipenderà anche (ma ovviamente non solo)  da come la medesima saprà interpretare la situazione nuova.  L’auspicio per la politica ed il PD – ha concluso Pagliari – è saper ripartire dall’impegno ideale e non da quello per la propria carriera: la crisi dei partiti  deriva anche  dall’essere divenuti  club di interessi individuali senza la forza di esprimere collegialmente proposte. Unitamente alla capacità di mediazione, al rispetto ed alla valorizzazione  delle diversità presenti nel PD, si può recuperare duratura credibilità:  nella certezza che il consenso è il frutto del dialogo con la società. La chiave del successo alle ultime comunali a Parma è stata proprio il dialogo proficuo del PD  con il civismo, come ha ricordato il consigliere regionale  Matteò Daffadà.

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