CATTOLICI IMPEGNATI IN POLITICA: MINORANZA INSIGNIFICANTE?  di Giorgio Campanini

di BorgoAdmin

Quanto sta avvenendo in Italia, in riferimento al rapporto cattolicesimo-politica, potrebbe essere sintetizzato così: non vi è partito che non annoveri fra le sue fila uomini e donne seriamente impegnati in ambito politico e sociale. Da una parte è un fatto positivo: si partecipa attivamente, nei vari schieramenti, alla vita politica, contrastando quel diffuso ripiegamento nel privato, uno degli esiti negativi del tracollo della D.C. Nello stesso tempo ovunque i cattolici si schierino sono in condizione di minoranza, talora addirittura di quasi insignificanza. E’ possibile aprire una nuova stagione di presenza dei cattolici in politica? Per comprendere meglio l’attuale rapporto tra cattolici e politica è necessario un pur rapido cenno al più recente passato.

Il 1945 ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta: infatti con l’avvento della Liberazione si apriva una nuova stagione del rapporto tra Chiesa e politica; quella di una piena libertà della prima e di un libero e responsabile impegno dei cattolici in politica. l’alta qualità di molti che tra questi ultimi si impegnarono nelle istituzioni _ da De Gasperi a Piccioni, da Segni a Moro –  consentì al cattolicesimo italiano la fuoriuscita da una lunga e antica condizione subordinata. E aprì, nonostante la dura fatica ella ricostruzione di un Paese uscito distrutto dalla guerra, una delle migliori stagioni della politica italiana, con il ruolo determinante dei cattolici. Quella che operò per circa un quarantennio – da De Gasperi a Moro – come essenziale punto di riferimento per la ricostruzione del Paese e l’ammodernamento della società cominciò a registrare evidenti segni di debolezza che portarono poi al dissolvimento della D.C. e al fallimento dei tentativi di costruire un nuovo “polo”, dal Partito Popolare alle successive filiazioni. In tal modo si determinò, negli anni di svolta tra Novecento e anni Duemila, una diaspora che tuttora continua, Anche, e forse soprattutto, per il mutamento di rotta intervenuto con il Concilio e la Costituzione “Gaudium et spes”, che, letta in profondità, segnava la fine dell’unità politica dei cattolici e legittimava un pluralismo come necessario punto di approdo dei credenti in politica; sia pure a partire da una sostanziale convergenza usi valori di fondo. Posizione, questa, diventata maggioritaria nelle nazioni che si ispiravano al cristianesimo ma che, sul piano dell’azione pratica, riconoscevano come legittime scelte diverse in campo politico- Questa sorta di “liberazione” dell’impegno non era esente da rischi: primo fra tutti quello che i cattolici, non più uniti ma presenti in partiti diversi e fra loro concorrenti, rischiassero alla fine di risultare marginali o insignificanti, come in effetti avvenne.

Quali strada appaiono oggi percorribili per quanto, da credenti, intendono operare in politica? In primo luogo si impone il rispetto reciproco: la politica è di per sé conflittuale ma per i cattolici operanti nel sociale la quasi inevitabile diversità di posizioni dovrebbe accompagnarsi con un reale rispetto per chi, sia pure da avversario, fa ideale riferimento al pensiero sociale e al Magistero della Chiesa. Il dibattito politico non dovrebbe mai trasformarsi in aspro e pregiudiziale conflitto, ma come confronto che non esclude, di per sé, possibili convergenze. E ancora, sarebbe utile e opportuno cercare e trovare un punto di incontro e di dialogo fra cattolici operanti in politica, evitando reciproche scomuniche. Sarebbe poi augurabile che qualcuno dei “luoghi” dove ancor abita il cattolicesimo sociale si offrisse come “neutrale” punto di riferimento dei cattolici in politica per affrontare con serenità alcuni grandi temi che interessano il “mondo cattolico” e la stessa Chiesa: giustizia sociale, immigrazione, lotta alla povertà, promozione della famiglia, ecc. Non si tratterebbe, in conclusione, di costruire una sorta di pluralistico “polo cattolico”, bensì di un confronto serio, con l’accompagnamento di una Chiesa super partes, per una buona politica di servizio.

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