RAGAZZO MIO. LETTERA AGLI UOMINI VERI DI DOMANI di Carla Mantelli

di BorgoAdmin

Un libro sugli uomini, rivolto agli uomini e scritto da un uomo. Ma alla sua prima presentazione in Italia, avvenuta qualche giorno fa presso la nostra Università, il pubblico era composto quasi esclusivamente da donne. È la dimostrazione che il libro del dottor Alberto Pellai, “Ragazzo mio. Lettera agli uomini veri di domani”, coglie nel segno. Mette cioè il dito nella piaga dell’incerta, direi annaspante, identità maschile che, se da una parte comincia a sentire l’urgenza di ripensarsi, dall’altra non riesce ancora a individuare modelli nuovi e convincenti. E fa fatica a mettersi in discussone. Da qui la persistenza di antichi stereotipi che definiscono il “vero uomo”, quello che “non deve chiedere mai”, quello che non esprime emozioni ad eccezione della rabbia, quello che non parla di sé, non condivide sentimenti e difficoltà personali perché teme di apparire debole. Apparire deboli è concesso alle donne, non agli uomini. Il “vero uomo” infatti deve essere sempre forte, capace di combattere, di accettare qualunque sfida e, naturalmente, di vincere. (E d’altra parte, chi le ha inventate le guerre?). Ma quello del dottor Pellai non è certo un atto di accusa rivolto agli uomini. Tutt’altro! Con lo sguardo del medico psicoterapeuta e soprattutto del padre, Pellai si rivolge al proprio figlio e attraverso di lui a tutti gli adolescenti, accompagnandoli ad analizzare criticamente e a superare i modelli tradizionali di maschilità per scoprire la bellezza di essere non “veri uomini” ma “uomini veri”. Gli “uomini veri” sanno riconoscere le proprie emozioni e sanno esprimerle con le parole, sanno dare un nome, tanti nomi, ai propri sentimenti e desideri, all’incertezza, alla paura, al dolore. Una “persona vera” accetta di avere lati chiari e lati oscuri, è consolata dalla possibilità di condividere con altri ciò che si agita nel proprio intimo. Non teme di chiedere aiuto. Quali sono le parole che servono ai nostri figli, si è chiesto Pellai, e che noi padri dobbiamo sapere pronunciare? Perché i ragazzi, molto più delle ragazze, si perdono nel mondo virtuale dei video giochi e della pornografia che costituiscono le esperienze di maggiore disconnessione con la loro realtà emotiva? La pornografia, da cui parte la riflessione di Pellai sulla sessualità nella crescita degli uomini, non conosce relazioni o sentimenti, esprime solo atti predatori e violenti. Padri che vivono una relazione non predatoria con le persone e con le cose possono dire molto a questi adolescenti. Sta qui un elemento essenziale della prevenzione alla violenza degli uomini contro le donne. Non si tratta solo di educare i ragazzi al dovere della nonviolenza ma di aiutarli a scoprire la bellezza di essere “uomini veri”.

“Ragazzo mio” è un testo rivolto agli adolescenti ma induce anche gli uomini adulti a ripercorrere il cammino della propria crescita, il proprio rapporto con il padre, l’incontro profondo che sarebbe stato possibile con lui e che forse non c’è stato perché tra uomini si parla delle “cose da fare”, non di altro. “Ho fatto tanto per i miei figli, ho fatto tutto per loro ed ora, ecco come mi ripagano!”: questa è una frase che molti padri pronunciano quando si scontrano con figli che non rispondono alle loro aspettative. Ma bisogna capire che cosa significa quel “Ho fatto tanto”. Spesso si tratta di padri che hanno fatto tanto ma “non in presenza” quando invece i figli hanno bisogno di presenza, di relazioni vere e intime con i propri genitori. Gli uomini, secondo Pellai, stanno imparando tutto questo dalle donne le quali, aggiungo io, sanno che gli uomini hanno bisogno di cambiare. Peccato che gli uomini non ne siano ancora così convinti… Ecco perché erano così pochi alla presentazione del libro.

Alberto Pellai, Ragazzo mio. Lettera agli uomini veri di domani, De Agostini – Milano 2023 €.15.90

Dall'ultimo numero di BorgoNews

Lascia un commento