Progettare la città che invecchia

di Redazione Borgo News

“Parma divenne la città del possibile. Quanto amore ho visto nascere, quanta gioia: ho davvero creduto che indietro non saremmo più tornati. Certo non era il mondo migliore che fosse possibile, ma era un mondo in cui c’era il riconoscimento della dignità di ogni uomo, di ogni donna.

Chiunque fossero, comunque fossero. Abbiamo ottenuto tanto perché abbiamo dato tanto. Dimostrammo che il progresso che nasce dall’amore è sviluppo mentre la modernità che nasce dalla tecnologia è solo crescita. Errori? Sì: le comunità. Allora non lo sapevo. Nessuno lo sapeva perché eravamo i primi. La libertà dell’uomo, della donna, è nella casa. Ma casa vera. Le comunità non sono casa, non sono libertà. Sono luoghi di cronicità. Riproducono la cultura dei vecchi manicomi, vestiti di nuovo. Oggi la mia attenzione la rivolgo ai vecchi: centinaia di migliaia di uomini e donne, solo perché anziani, solo perché non autosufficienti, perché soli devono rinunciare a tutto quello che hanno – casa, mobili, oggetti personali. E’ l’età oggi che fa perdere il diritto di cittadinanza, la libertà, la dignità. La speranza.” (stralci da una lettera di Mario Tommasini a L’Unità, del 9 maggio 2002).

 

In questi giorni nei quali la nostra città è stata scossa dalle violenze perpetuate in una cosiddetta Casa famiglia, Alba, sentiamo l’obbligo morale e culturale di richiamare il pensiero profetico di Mario. Nei suoi ultimi anni, il pensiero delle persone vecchie era divenuto una priorità della sua azione perché voleva che tutte, ma proprio tutte, non fossero costrette a scegliere tra istituzioni totali, come le Case protette, ed altre pseudo realtà di cura, come le Comunità.

La casa, la propria casa, andava proposta come la dimensione di cura da sostenere e rendere adatta alle esigenze della vita che cambiano. In una dimensione che coinvolgesse funzioni amministrative plurime e coordinate del governo della città: i servizi sociali, l’urbanistica, la gestione delle case pubbliche ma anche la programmazione dell’edilizia privata, per pensare a quartieri nuovi, in cui vivere da cittadini, non da assistiti.

Progettare la città che invecchia è l’imperativo categorico che Mario ci ha lasciato e che in grande parte abbiamo deluso.

Vita indipendente anche nella non autosufficienza, abitazioni adeguate, servizi flessibili e coordinati nel contesto di vita.

I fatti della Casa famiglia Villa Alba prefigurano una responsabilità penale che andrà valutata nelle sedi opportune. Nello stesso tempo, però, sollecitano la responsabilità politica di cui gli amministratori dei Comuni e della Regione non possono lavarsi le mani.

Le case famiglia sono ormai entrate nel sistema liberista di cura, svincolate da ogni regola, avulse dai contesti sociali e amministrativi delle realtà in cui sono inserite.

Occorre ripensarne le funzioni alla luce dei principi di fondo cui Mario Tommasini ci ha richiamato per molti anni: privilegiare la casa, l’indipendenza, l’accessibilità, le relazioni.

Uscire dall’equivoco della autosufficienza / non autosufficienza: le persone autosufficienti vanno sostenute nella loro casa. Le persone non autosufficienti debbono trovare professionalità e sostegni idonei ad una vita di relazione e di speranza, ancora nella loro casa o in abitazioni idonee al percorso di cura e di massima autonomia possibile.

Nella gravità degli atti raffigurati dai mass medi nei giorni scorsi, dalle dichiarazioni dei diversi soggetti giustamente scandalizzati dai comportamenti lesivi della dignità e dei diritti delle persone anziane coinvolte, occorre che la città e le forse migliori, prendano slancio per un riflessione profonda, non solo sulle Case Famiglia, ma sulla vita delle persone anziane nella nostra città. Non aspettiamo a occuparcene che si verifichino altri episodi di violenza e di tortura … in case famiglia, in comunità alloggio, in Case residenza anziani o nelle stesse abitazioni delle persone anziane.

Comune, AUSL, associazioni rappresentative degli interessi delle persone, soggetti gestori di servizi alle persone, trovino un momento di incontro, di riflessione critica, di progettazione i un nuovo sistema di cura che tuteli tutte le persone, non solo nelle esigenze personali ma anche e soprattutto nella propria dignità.

A cura della Fondazione Tommasini

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