IMMIGRAZIONE …LA RISPOSTA NON STA NELLA PAURA  di Eugenio Caggiati

di Riccardo Campanini

    IMMIGRAZIONE …LA RISPOSTA NON STA NELLA PAURA  di Eugenio Caggiati

E’ stato il cavallo di battaglia di Salvini. Nei mesi scorsi gli italiani, più o meno apertamente, hanno sposato la battuta dei “porti chiusi” senza rendersi conto dei numeri e delle problematiche connesse, tanto meno ….della solidarietà umana. Nemmeno Papa Francesco, tanto osannato, è riuscito a far riflettere sulla problematica ed a coinvolgere molti cristiani con i suoi gesti di carità. La paura dell’invasione, la paura della insicurezza, la paura del nero sono diventate dominanti al di là di ogni ragionamento, al di là di ogni conoscenza, al di là dei nostri interessi, al di là di ogni umanità e le paure si sono tradotte in voti.  Ma al di là delle tante parole il problema è ancora in attesa di una strategia italiana ed europea che tenga conto del presente, ma guardi al futuro. Lo SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) è diventato, come voluto da Salvini, SIPROIMI (Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) sotto il controllo degli Enti Locali; i CAS (centri di accoglienza straordinari) che ospitano i richiedenti asilo, sono organizzati dalle Prefetture con bandi europei; entrambi i percorsi sono utilizzati dal Ministero in una situazione di grande incertezza. Perché non fare un unico percorso? Salvini aveva, demagogicamente, promesso di riportare nei loro Paesi 500.000 immigrati. Ne ha riportato a casa poche migliaia; ha goduto delle politiche già avviate da Minniti, senza affrontare realmente il problema,  ma con le battaglie, enfatizzate dalla stampa, contro le ONG è diventato il paladino del “prima gli italiani” e il salvatore della patria dall’invasione islamica.      Con Minniti già si stavano riducendo gli arrivi e stava emergendo il tentativo di dare vita ad una politica di inserimento nel territorio e di avviamento al lavoro, in particolare a quegli spazi di lavoro che gli italiani non vogliono più occupare. E stavano sorgendo tanti piccoli centri nei quali piccoli gruppi di richiedenti asilo imparavano la lingua ed un lavoro per arricchire il futuro di una Italia anche da ringiovanire. Con la battaglia di Salvini gli immigrati vengono dichiarati in gran parte irregolari; chi non riesce a fuggire all’estero viene buttato e lasciato nelle strade: tanti anonimi, senza lavoro e senza futuro. In Parma città e provincia, nel momento di maggiore afflusso nel luglio del 2017, gli immigrati ospitati nei centri erano 1.930; oggi Parma nei centri gestiti da Svoltare, San Cristoforo, Betania, Biricca, Xenia ne sono ospitati 720; gli altri, senza più sussidio né controllo, devono vivere nelle strade come irregolari. Il problema esiste; è sempre esistito! Anche l’Italia fra le nazioni che maggiormente utilizzava l’immigrazione per dare da mangiare alla propria popolazione; esisterà ancora specialmente se le grandi speculazioni continueranno a rovinare l’ambiente e le terre dei popoli più deboli. E’ un problema che l’Europa ed il mondo intero non possono eludere oltre perché le speculazioni di pochi vengono pagate dalle popolazioni più deboli.

Abbiamo chiesto a Simone Strozzi, anima e motore di Svoltare onlus, la cooperativa che ospita ed ha ospitato, nella serenità e nella sicurezza, il maggior numero di richiedenti asilo in provincia di Parma, di farci un quadro sulla situazione: “I richiedenti asilo hanno bisogno di un clima che li includa. Quando ci hanno gridato a Parma “l’invasione” i richiedenti asilo erano circa 1.950, nel  luglio 2017, su un totale di 450.000 abitanti della Provincia. I bisogni dei richiedenti asilo sono gli stessi delle persone povere: sanità, scuola, formazione professionale e momenti di aggregazione. Le persone accolte possono “svoltare” solamente disponendo di concrete opportunità di cambiamento. Per questo organizziamo corsi e tirocini di formazione professionale con l’obiettivo di promuovere l’integrazione dei nostri accolti attraverso l’acquisizione di competenze professionali spendibili nel contesto sociale del nostro territorio. Il percorso d’inserimento nel mondo del lavoro prevede una fase di orientamento necessaria per individuare le aspirazioni,  per ricostruire le esperienze pregresse e mettere a punto un progetto personalizzato d’accoglienza”.

Dall'ultimo numero di BorgoNews