VERSO LE REGIONALI: INTERVISTA A MATTEO DAFFADÀ a cura di Lucia Mirti

di BorgoAdmin

Il prossimo novembre in Emilia Romagna i cittadini dovranno eleggere il Presidente della regione ed i 50 consiglieri dell’assemblea legislativa. La Vice presidente del Borgo, Lucia Mirti, ha  rivolto qualche domanda tra il personale e l’istituzionale a Matteo Daffadà,   socio del Borgo e  consigliere regionale uscente, sui suoi  5 anni di impegno in Regione.

 

  1. Matteo, la tua elezione 5 anni fa non era scontata (le elezioni non lo sono mai!). Prova a definire le tre cose più significative che hai imparato in questi 5 anni di esperienza in Consiglio regionale: sia quelle positive che quelle più critiche.

Ho affrontato il mio impegno di mandato consapevole della responsabilità di essere il portatore in Regione delle voci e degli interessi di un territorio ricco di esperienze e progettualità, di valori, tradizioni e ambiziose potenzialità. Giorno dopo giorno, ho avuto la possibilità di fare nuovi incontri e scoprire un tessuto umano, culturale, economico e sociale sorprendente. Ho conosciuto molte storie e ho imparato a dare sostanza concreta attraverso atti di indirizzo e di controllo, a un ruolo che ho interpretato come servizio alla comunità. Ho trovato una bella e solida disponibilità dei colleghi a condividere proposte e soluzioni efficaci che hanno riguardato temi fondamentali come la difesa del territorio, il terzo settore, di cui è stata riconosciuta la centralità con un nuovo progetto di legge, l’agricoltura e l’agroalimentare, la tenuta dei territori periferici, il sostegno all’inclusione. La criticità più rilevante che ho riscontrato riguarda la difficoltà di diffondere in modo efficace, a livello territoriale, la conoscenza delle importanti opportunità offerte dai bandi che destinano fondi regionali ed europei a progetti innovativi e di sviluppo. Di conseguenza, molte realtà locali, pur avendo idee valide e iniziative promettenti, faticano a partecipare con successo, a orientarsi tra le procedure e i requisiti necessari, a redigere proposte in linea con i criteri richiesti a e ad accedere ai finanziamenti.

 

  1. In questi anni hai percorso continuamente la Provincia per conoscere associazioni, imprenditori, gruppi, enti; in più hai le attività all’assemblea regionale di Bologna. Com’è cambiato il tuo modo di stare in famiglia dopo la tua elezione?

La mia famiglia crede in questo impegno. La candidatura alle elezioni regionali è frutto di una scelta che abbiamo valutato tutti insieme. Sono felice di sapere che siamo uniti e disposti a sostenere i sacrifici che derivano dal vederci un po’ di meno. La forza della famiglia si misura nella qualità della relazione e nella sincerità che mettiamo nel nostro progetto. Mia moglie Barbara mi appoggia da sempre e questo mi dà la forza per onorare un incarico a tutto servizio. I ragazzi sono abbastanza grandi per condividere questo percorso e sanno che quando mi cercano mi trovano sempre al loro fianco. Li ringrazio per la serenità che riescono a trasmettermi e che mi mostrano attraverso il loro atteggiamento positivo.

 

  1. Il candidato di centrosinistra alla Presidenza della Regione, Michele De Pascale, ha indicato la difesa e la valorizzazione della sanità pubblica come priorità assoluta. Immagino che siate d’accordo. Come seconda priorità (una sola!) cosa indichereste e su cosa vi impegnereste se foste ricandidati ed eletti?

C’è un tema centrale che va sempre tenuto presente e che sottende a tutte le altre questioni: Fare comunità. Questo non è solo uno dei tanti obiettivi, ma l’obiettivo primario a cui tutto converge. Per questo, ci impegneremo a sostenere tutti quei progetti che si muovono in questa direzione, integrandosi in una strategia che la Regione ha fatto sua con il Patto per il Lavoro e il Clima. È importante sottolineare che si tratta di un patto, non di una scelta settoriale o di un singolo gruppo, ma del frutto del concorso di tutti. Penso, ad esempio, allo sviluppo delle comunità energetiche, alle cooperative di comunità, alle politiche di sostegno ai territori marginali e alla rete del terzo settore, che trova la sua essenza nella difesa e nel sostegno delle persone più fragili. Questi progetti non solo rispondono a bisogni concreti, ma rafforzano i legami sociali, generano inclusione e costruiscono una società più coesa e un sistema più competitivo.

 

 

 

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