Spettatori o cittadini?

di BorgoAdmin

Raramente è accaduto nel recente passato che, nell’arco di pochissimi giorni, il mondo intero – o almeno quello connesso  a TV e computer – fosse calamitato da tre avvenimenti memorabili come le “nozze reali” di Londra, la beatificazione di Giovanni Paolo II e infine la tragica morte di Bin Laden.
Se il primo di questi tre “eventi” – il matrimonio di William e Kate – resta (almeno per ora) confinato nell’ambito della cronaca, non vi è dubbio che tanto la cerimonia svoltasi in Vaticano quanto la fine del capo di Al-Qaeda appartengano di diritto alla storia con la s maiuscola e ci abbiano fatto sentire almeno per qualche ora testimoni – sia pure “virtuali” – di fatti degni di essere ricordati e raccontati.
Poi,  passata – come è inevitabile – l’onda emotiva, ecco a poco a poco tornare in primo piano i problemi “di casa nostra”, quelli che nei mesi scorsi hanno monopolizzato i titoli di giornali e TV, ma che oggi appaiono piccoli, se non insignificanti, se confrontati con gli avvenimenti di cui sopra:  le polemiche sui bombardamenti in Libia, le elezioni amministrative, i processi a Berlusconi e, nell’ambito locale, i nuovi sviluppi della crisi finanziaria del Comune e delle società partecipate (v. articolo nella Piazza).
Il rischio che deriva da questo contrasto tra la “grande” e la “piccola“ storia è quello di trasformare i cittadini in spettatori coinvolti “ a distanza” da avvenimenti tanto importanti quanto lontani,  e invece indifferenti nei confronti delle scelte e dei problemi che riguardano la vita di tutti giorni. Il sensibile aumento dell’astensionismo alle imminenti elezioni amministrative, previsto da tutti i sondaggi, è una spia eloquente di questo fenomeno.
In questo clima di disimpegno, però, per qualcuno diventa più facile tentare di “mettere sotto tutela” la democrazia con le sue istituzioni e di sostituirla con il potere di un’élite autoritaria. La prossima settimana Parma rievocherà, a trent’anni di distanza, l’oscura storia della P2  e del suo tentativo di sovvertire la democrazia nel nostro Paese, tentativo che per alcuni aspetti non è affatto concluso viste le inquietanti analogie tra il programma politico di Licio Gelli e alcune riforme tuttora in discussione (in particolare quelle che riguardano la magistratura). Contro questi rischi conviene allora riprendere l’insegnamento lasciato dai protagonisti, grandi e piccoli, di altri memorabili avvenimenti – non di oggi ma di alcuni decenni fa – di cui si è appena fatta memoria: la Resistenza e la Liberazione. Allora non c’era la Tv, né tantomeno internet, eppure l’eco di quei giorni è ancora viva e, contro la tentazione dell’indifferenza e del disimpegno,  ci ricorda che “libertà è partecipazione”.

Riccardo Campanini

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