PARLANDO DI DEMOCRAZIA…di Lorenzo Paini – Liceo Scientifico Maria Luigia Classe V A

di BorgoAdmin

Se voglio parlare di democrazia, mi piace partire da Solone. E’ lì che ne trovo gli albori ed è con lui che, per la prima volta, la mia maestra inizia a trattare seriamente il significato della parola stessa. È a partire da quella fotocopia, incollata sul quaderno di Storia di quinta elementare, che comincio veramente a scoprire la perenne lotta fra ricchi e poveri, fra padroni creditori e poveri debitori, rei soltanto di chiedere aiuto per colmare un po’ delle loro miserie. Per questo l’arconte Solone abolisce tutti i debiti, restituendo la libertà a molti Ateniesi ridotti in schiavitù: è un primo passo verso la democrazia. Tuttavia, l’essere ricchi continua a costituire un privilegio: nascono per questo contrasti, messi a tacere dal tiranno Pisistrato e dai suoi figli. Dopo cinquant’anni di oppressione politica, sarà Clistene, un nuovo arconte, a voler riprendere e sviluppare in senso democratico la costituzione solonica. E’ suo il compito di ottenere, per ciascun uomo, per ciascun “cittadino”, la libertà personale, il diritto di eleggere, di essere eletto e di governare lo Stato, a prescindere dal lavoro che ognuno svolge: è il primo sistema democratico della Storia. Ben presto, però, la democrazia clistenica comincerà a “scricchiolare”: un tale diritto è più apparente che reale, in quanto chi viene eletto non è pagato (dato che le cariche pubbliche non sono remunerate). E dunque, di che potrebbero vivere i “poveri” eventualmente eletti? Per quanto aperta alle esigenze di giustizia e democrazia, la riforma clistenica escludeva dall’attività politica una massa rilevante di persone, quelle non abbienti. Senza contare l’esclusione del mondo femminile e, si sa, occorreranno secoli perché le donne possano esprimere, in nome della legge, la loro libertà di pensiero. E occorrerà attendere Pericle per ottenere un compenso per le cariche pubbliche, rendendo possibile, in tal modo, l’elezione di uomini appartenenti a tutti i ceti sociali.

E il dopo Pericle? Il concetto di democrazia si è evoluto nel corso dei secoli: dal modello ateniese, nel quale le decisioni vengono prese direttamente dai cittadini, a seguito dell’esperienza dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese, si è giunti a forme più complesse, in cui le decisioni sono affidate ai rappresentanti eletti dal popolo. Ritorno, quindi, al presente, in particolare a un personaggio, ricordato dalla cronaca in questi ultimi giorni.       Mi riferisco all’anniversario della morte di Guido Picelli, un nostro concittadino, vissuto nel nome della democrazia e morto il 5 gennaio 1937. Ma Parma lega il suo nome anche alle Barricate del ’22 (di cui quest’anno ricorre il centenario), quando gli Arditi del popolo respinsero le squadre fasciste di Italo Balbo: e fu proprio Picelli ad incitare gli animi in nome della libertà, dell’uguaglianza, della partecipazione e della solidarietà, soprattutto nei confronti dei più deboli. Non c’è democrazia, se gli uomini non possono godere degli stessi diritti, a prescindere dalla condizione sociale, dalla religione, dal sesso e dal colore della pelle. Occorre, da parte di noi giovani, pensare in modo democratico. Avere una mentalità democratica significa anche credere nell’utilità delle istituzioni, tenersi informati sulla vita sociale e politica della propria città, del proprio Paese e non solo. Vuol dire inoltre sdegnarsi di fronte alle ingiustizie e alle disonestà, che vengono commesse a cominciare dal piccolo mondo intorno a noi (senza però farsi giustizia da soli). Visto che democrazia è “governo del popolo”, tutti dovremmo sentirci coinvolti nelle decisioni comuni. Ma c’è chi preferisce semplicemente disinteressarsene, limitandosi, in alcuni casi, a generare critiche incompetenti. Anche il libro di David Stockton “La democrazia ateniese” rimarca questi concetti, facendo riferimento ad alcune frasi di Tucidide, tratte da un discorso di Pericle, di cui non posso non apprezzare l’attualità: “Noi siamo tutti, nello stesso momento, privati cittadini e pubblici impiegati; per noi, l’uomo che evita di essere coinvolto negli affari dello Stato, non è semplicemente qualcuno che pensa agli affari suoi, ma un cittadino inutile. Se pochi di noi sono capaci di dare vita a una politica, tutti siamo capaci di giudicarla”.

Oltre alla partecipazione, ritengo fondamentale in una democrazia, la libertà di opinione e di espressione, naturalmente nei limiti della legalità; come essenziale dev’essere anche un’informazione pluralista, ossia che rispetti tutto il ventaglio delle posizioni politiche e ideologiche. Così ognuno di noi avrà la possibilità di scegliere, utilizzando alla fine “la propria testa”. Anche il confronto e le discussioni civili sono l’anima della democrazia, sempre nel rispetto delle opinioni altrui.Frequentemente ci capita di dare per scontato il diritto di poter dire ciò che pensiamo e di poterne discutere apertamente, ma ancora oggi non è purtroppo così in tutti i Paesi del mondo. La nostra stessa democrazia è il risultato di lunghi secoli di lotte e momenti bui. Non si tratta dunque di una concessione, ma di una conquista che, in quanto tale, va difesa.  Non è casuale che il cammino lungo e difficoltoso della democrazia nella storia trovi corrispondenza nel riconoscimento di una Costituzione da parte di chi era al governo. E, a proposito di Costituzione, vorrei concludere con alcune frasi tratte da un discorso rivolto nel 1955 agli studenti, da parte di Piero Calamandrei. La mia curiosità nasce dal fatto che Piero Calamandrei è stato uno dei membri dell’Assemblea Costituente, uno dei politici incaricati di “scrivere” la nostra Costituzione e alcune parole mi sono rimaste impresse: “La libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai.“ E ancora: “Voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendervi conto che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e del mondo.”

 

 

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