LA CRIMINALITÀ ECONOMICA ORGANIZZATA SFIDA LA CONCORRENZA DELLE IMPRESE NEL TESSUTO PRODUTTIVO PARMENSE.  di Monica Cocconi

di BorgoAdmin

La crescita di coscienza dell’intera comunità cittadina può sferrare colpi decisivi  alle infiltrazioni criminali presenti nel tessuto imprenditoriale.Con questa finalità le associazioni di categoria degli imprenditori – Gruppo Imprese Artigiane, Cna Parma, Confartigianato Imprese Parma – e l’Università di Parma hanno organizzato il 28 ottobre, nel pomeriggio, il Convegno dal titolo Infiltrazioni criminali nell’economia del territorio parmense, nella sede del Dipartimento di Scienze economiche e aziendali di via Kennedy.  Quali metodi ha utilizzato la criminalità organizzata per infiltrarsi nel tessuto produttivo della città? Questo è l’interrogativo da cui è scaturita la ricerca commissionata dalle Associazioni di categoria all’Osservatorio della legalità dell’Ateneo parmigiano, diretto dalla professoressa Monica Cocconi, presentata durante l’incontro. Ricerca che si è fondata su due processi passati in giudicato – operazione Nemesi e Paga globale –  per individuare il metodo di intervento utilizzato dalle organizzazioni malavitose per insinuarsi tra le imprese.

Dopo i saluti iniziali del direttore del dipartimento di Scienze economiche e aziendali, Mario Menegatti, il rettore Paolo Andrei ha rilevato come in Eventi come questo si intrecciano le missioni di ricerca dell’Ateneo e quella di terza missione, a servizio del territorio. I docenti universitari Pier Luigi Marchini e Gianluca Gabrielli hanno quindi descritto gli esiti dell’indagine, utile ad individuare modelli tipici di infiltrazione criminale in modo da indurre nei soci delle associazioni delle azioni precauzionali. Si è così illustrata l’operazione Nemesi, diretta dalla Guardia di finanza di Parma, che ha fatto emergere falsi crediti Iva per 14 milioni di euro, di denunciare 59 responsabili e sequestrare beni per quattro milioni di euro. In questa due imprenditori avevano organizzato il sistema di frode e sono stati arrestati in Svizzera nell’agosto 2018 con la collaborazione della Polizia elvetica. Il Gruppo Zinno aveva elaborato un meccanismo di creazione crediti Iva fittizi da poter usare in compensazione per evitare il pagamento di debiti tributari e previdenziali, garantendosi condizioni finanziarie di vantaggio rispetto alle imprese concorrenti. L’organizzazione si è avvalsa poi di numerosi prestanome, spesso extracomunitari con basso livello d’istruzione, obbligati ad abbandonare il paese una volta conclusa l’attività.

Anche con l’operazione Paga globale, i docenti hanno mostrato come l’obiettivo principale dell’organizzazione criminale fosse quella di ottenere vantaggi competitivi discendenti dall’omesso versamento di imposte e contributi previdenziali. Veniva inoltre ottenuto l’indebito accesso al contratto di solidarietà con un fittizio stato di crisi dell’impresa attraverso bilanci artificialmente preparati dal consulente della LS Group. Spesso inoltre queste attività criminali si avvalevano di consulenti professionisti esperti, che riescono a far apparire tutto lecito. Il meccanismo si fondava inoltre sul versamento di una quota di retribuzione in nero. Entrambi i casi mostrano come gli impatti derivanti da queste attività criminali siano anche di carattere sociale, riducendo la portata redistributiva del sistema fiscale e delle politiche sociali, e influiscano sulla concorrenza, offrendo servizi e prodotti a costi minori che non sono sostenibili per chi agisce nella legalità.

Nella seconda parte dell’incontro, nel corso di una Tavola Rotonda si sono confrontati il Presidente del Gruppo imprese artigiane Giuseppe Iotti, il Presidente di Cna Parma Paolo Giuffredi, il Presidente di Confartigianato imprese Parma Leonardo Cassinelli e la professoressa Monica Cocconi, responsabile dell’Osservatorio e Delegata del rettore all’anticorruzione. Per le conclusioni è intervenuto il Prefetto di Parma Antonio Garufi.

La professoressa Cocconi ha ricordato che “questo convegno risponde agli impegni assunti dall’ateneo nell’accordo di collaborazione stipulato con la Regione Emilia Romagna per attuare il Testo unico regionale sulla legalità del 2016”; aggiungendo che l’Osservatorio ha in essere una collaborazione anche con il Comune di Sorbolo Mezzani, grazie al patto firmato con il sindaco Nicola Cesari che investe l’utilizzo a fini sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata. “Esiste un forte effetto dettato dalla concorrenza sleale – ha sottolineato Iotti – e per questo i nostri associati ci hanno spinto ad approfondire il modus operandi della criminalità economica che sta creando difficoltà alle aziende sane e alla società. Tutti i soggetti coinvolti e la comunità devono  prenderne coscienza. Questo è l’inizio di un percorso che vuole sensibilizzare la comunità nel concreto”. Giuffredi ha sottolineato come questi meccanismi sottraggano “lavoro qualificato al territorio. Nel parmense è stato aggredito per primo il settore dell’edilizia, per poi investire altri settori come quello produttivo. Le costanti sono la paga in nero, nessuna formazione e lavoro pericoloso non osservando tutte le misure di sicurezza. È veramente forte il danno che creano nel mercato. Non possiamo far crescere il fenomeno, dobbiamo impegnarci tutti. Dobbiamo però stare molto attenti perché non si arresta solo con la chiusura di un’azienda: chiusa una ne aprono altre tre”. “Le microimprese nel parmense sono quasi il 94% e sono quelle che corrono più rischi – ha aggiunto Cassinelli –. Le imprese in difficoltà possono cadere nella trappola accettando finanziamenti illeciti. Il credito erogato piano piano strangola le società. Avviene molto lentamente, facendo credere all’imprenditore di riuscire a farcela, ma non è così. Invito quindi a usare i servizi che possono aiutarli, rivolgersi alle forze dell’ordine e alle associazioni di categoria. Dobbiamo sensibilizzare ancora molto su questo tema”.

“Abbiamo il dovere morale di cercare di capire se e come tutti noi siamo coinvolti in questi fenomeni” – ha dichiarato nelle conclusioni il prefetto Antonio Lucio Garufi.    Tuttavia lo stesso Garufi ha esortato a non concentrarsi solo sui modelli e modus operandi, perché qualsiasi azione può assumere una portata criminale. La lotta alla criminalità deve investire tutta la comunità attraverso la prevenzione operata dai cittadini, quella amministrativa e infine quella repressiva affidata alle forze dell’ordine e alla magistratura. La mafia si avvale di tante persone: amici, professionisti, consulenti con i nomi più diversi. Si deve dunque nutrire sospetto verso tutte le scorciatoie, le offerte e i favori che ci vengono offerti. Dove circola denaro c’è un rischio concreto di azione criminale e la città di Parma ha un tessuto economico ricco.

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