IL RAPPORTO DRAGHI: UN ALTRO WHATEVER IT TAKES? di Monica Cocconi

di BorgoAdmin

     Di grande interesse e attualità l’incontro organizzato il 14 ottobre alle 18,00 presso la Sala Isrec del Plesso di San Paolo da Casa Europa con due relatori molto autorevoli, il prof. Augusto Schianchi, docente di Economia industriale presso l’Ateneo di Parma e il prof. Fabrizio Pezzani, docente di Programmazione e controllo delle pubbliche amministrazioni presso l’Università Bocconi di Milano. Con quest’Evento si confermano l’impegno e l’attenzione di Casa Europa per il progredire del progetto europeo e la diffusione sul territorio della cultura europea, in sinergia con le istituzioni impegnate a Parma nella stessa direzione: il Collegio Europeo, l’Efsa, il Forum cultura e il Movimento federalista europeo.

Nell’introdurre l’incontro, preceduto dai saluti di Lucia Mirti, vice Presidente del Circolo il Borgo, in cui è stato richiamato l’impegno del Borgo verso i giovani su questi temi, la sottoscritta ha messo in luce il cambio di passo invocato dall’ex Presidente del Consiglio, nel suo Rapporto, nelle dinamiche decisionali dell’Unione Europea senza il quale il sogno europeo rischierebbe di sfaldarsi. In realtà non solo i meccanismi di funzionamento ma anche l’idea stessa di Europa dovrebbero essere riformulati, a parere di Mario Draghi, per adeguarsi ai mutamenti rilevanti del contesto economico, demografico, tecnologico nonché dinnanzi ai conflitti bellici in corso. Si è trattato, in effetti, di un Rapporto redatto da un convinto europeista che confessa di avere fra i suoi più frequenti incubi quello dello sfaldarsi del progetto europeo. Gli ambiti affrontati dal Rapporto investono il gap tecnologico fra Unione europea e Stati Uniti e Cina, l’equilibrio fra la traiettoria della transizione ecologica delineata dal Green New Deal e la crescita della competitività europea, il rafforzamento della sicurezza geopolitica attraverso il superamento delle dipendenze. Per affrontare in modo proficuo queste sfide dovrebbe essere riformulato, secondo Draghi, il paradigma del mercato unico contemplato dal Trattato di Roma del ’57 attraverso il superamento del metodo intergovernativo e il graduale approdo ad una dimensione federale.

Nel suo intervento il prof. Augusto Schianchi ha messo in luce che il clamore mediatico  e politico inizialmente suscitato dal Rapporto è stato seguito da un diffuso disinteresse per i suoi contenuti. Ha inoltre evidenziato come il divario tecnologico fra Unione europea e Usa e Cina sarà difficilmente colmabile sia perché l’Europa non ha investito nell’innovazione tecnologica di punta sia per l’esiguità del bilancio dell’Unione.    Il superamento della dimensione intergovernativa, più volte auspicato dal Rapporto a favore di una dimensione federale, non parrebbe inoltre percorribile perché richiederebbe una revisione dei Trattati, difficile da realizzare. Infine l’impostazione liberista del Rapporto, che invoca il ricorso ad un debito comune per porre in essere le misure previste, non pare realistica anche per la contrarietà a quest’innovazione della Germania.

Il prof. Fabrizio Pezzani è stato molto critico verso il Rapporto che, sia pure attendibile  nella diagnosi dei problemi, non offrirebbe proposte e misure percorribili per il superamento delle criticità anche per la matrice culturale principalmente finanziaria del suo redattore. Il docente ha evidenziato il superamento di un assetto unipolare del mondo nel quale di fronte all’Occidente si stanno fronteggiando i Brics destinati ad acquisire una crescente primazia. Inoltre ha messo in luce le crescenti diseguaglianze sociali presenti soprattutto nei Paesi a tasso di crescita più elevato che non paiono affrontate come ineludibili priorità. Il docente ha sottolineato come la debolezza dell’Unione Europea dipenda dalla sua incapacità nel provare a superare gli interessi economici perché questi sono messi in primo piano e dettano l’agenda delle priorità della società. Ha esortato a leggere la storia che ci fa sperimentare l’idea che la stessa società è, invece, il fondamento dell’economia. In tal senso dovrebbe apparirci chiaro che una rinuncia ad un interesse particolare oggi può avere una maggiore ricompensa domani; l’ottimo del singolo non coincide mai con l’interesse del sistema e questo vale anche per l’Unione europea e per i singoli che vi aderiscono. Oggi i singoli stati possono pensare alla massimizzazione del loro interesse personale in una logica di breve ma nel lungo solo la crescita del sistema è il bene per tutti.

A parere di chi scrive, in realtà, il Rapporto Draghi dovrebbe essere oggetto di attenta lettura e analisi non solo dalla Commissione diretta dalla Von der Layen e dalle forze politiche presenti nel Parlamento europeo ma anche dai cittadini europei attivi.    Rimane infine decisiva la scommessa dei membri dell’Unione su una visione di ampio respiro e ideali forti in una traiettoria non semplice, secondo quello che già prefigurava il Manifesto di Ventotene, quando diceva che la via da percorrere non sarebbe stata facile né sicura.

 

 

[photo: Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Wiktor Dabkowski/ZUMA Press Wire/Shutterstock/IPA/Fotogramma)]

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