I COMUNI PER LA PACE di Daria Jacopozzi

Alla 50° edizione della Settimana sociale dei cattolici , svoltasi a Trieste dal 3 al 7 luglio sul tema “Al centro della democrazia”, ha partecipato anche l’Assessora Daria Jacopozzi con un apprezzato intervento , di cui riportiamo di seguito il testo.

di BorgoAdmin

Dopo 5 anni di opposizione in Consiglio comunale seguiti da una nuova attività come Assessora, posso definire la mia esperienza amministrativa interessante e molto sfidante proprio in quanto cattolica all’interno di un partito laico e plurale/democraico . Per questo sono molto grata al Movimento politico per l’Unità ( espressione del Movimento dei Focolari – parte impegno politico, di cui faccio parte) che mi ha invitato a partecipare alla Settimana Sociale di Trieste 2024 come rappresentante a livello nazionale, insieme ad una collega consigliera comunale di Verona di altra area, poiché da sempre ho sentito prezioso un contatto stretto con altri amministratori con background di vita ecclesiale, pur di diversi partiti, reso possibile da MPPU appunto fin dal 1996.   Essere a Trieste mi ha permesso  infatti di condividere con molti  altri  il bisogno che sento da tempo di aiutare la comunità cristiana locale a non avere paura della politica, dei partiti, di chi si impegna mettendoci la faccia. La politica è stata definita da Chiara Lubich l’ Amore degli amori :  così dovrebbero raccontarla i sacerdoti dal pulpito ed  invitare i cittadini credenti a partecipare alla vita pubblica anche entrando in politica. Tutta l’attività della Settimana sociale di Trieste andava in questa direzione: orientare le comunità cristiane ad uscire dagli steccati delle parrocchie o dei movimenti per “sporcarsi le mani”  da cittadini e cittadine per costruire la democrazia dal basso, portando la propria sensibilità, la propria visione del mondo in un atteggiamento propositivo, di ascolto e dialogo a partire dal proprio territorio, con la parola d’ordine partecipazione.  L’incontro in Regione Friuli a cui ho avuto l’onore di partecipare (e di parlare) tra primi 70 amministratori ed eletti firmatari della “Carta di Trieste” è stato assolutamente inaspettato  e per questo fortemente simbolico e profondo. Penso che  ciascuno di noi che era lì non aspettasse altro che questo:  “essere riconosciuti” dalla Chiesa nostra madre,  essere raccolti come un’unica famiglia, pur portatori di diverse sensibilità politiche come spesso sono diversi tra loro i figli. E così è stato. Due giorni dopo il discorso del Papa ci ha confermato questo mandato ad operare attraverso l’agire politico all’interno della cosa pubblica in quanto credenti: la partecipazione a vari livelli  è una condizione fondamentale per difendere e proteggere la democrazia dalle oligarchie dei partiti e delle lobbies.  Una Rete di politici (che è già ricchissima e alla quale si aggiungono giornalmente molti amministratori ) potrà arricchire il confronto e il dialogo a livello ecclesiale interregionale, soprattutto in un momento in cui c’è bisogno di politiche per la Pace, tutte da inventare e da finanziare.

Spero che questa rete di amministratori a livello Italiano possa ridare slancio e fiducia nei confronti della politica attiva da parte della comunità ecclesiale, dando luogo a nuove progettualità su piani di ampia portata (partecipazione e gestione dei beni comuni, accoglienza, pace, legalità, co progettazione ex 117 , economia disarmata e finanza etica…) di cui tanto abbiamo parlato a Trieste. Questo infatti mi sono portata a casa, una visione aperta e costruttiva della partecipazione che deve e può contaminare la comunità cristiana e i suoi pastori e che purtroppo è in crisi a vari livelli, come si evince dalla sempre più scarsa partecipazione al voto. Essendo poi la partecipazione una mia delega essa mi sta impegnando moltissimo in un nuovo progetto di “decentramento” molto innovativo e sfidante, con una piattaforma digitale e con un albo aperto ai cittadini disponibili a collaborare su progettualità per il quartiere, uno spazio partecipativo  aperto alle associazioni del territorio, parrocchie comprese, perché no?  Tutto questo però per “avviare processi e non occupare spazi” ci ha detto il Papa: chi fa politica sa quanto questa sia una mentalità innovativa ma necessaria, da portare nei propri partiti di riferimento, qualunque essi siano. Stare come amministratori nel cuore della democrazia significa anche cedere sovranità, coinvolgendo la cittadinanza nella costruzione condivisa di progettualità di cui sentirsi protagonisti e farlo insieme. Penso alle enormi potenzialità della Amministrazione condivisa di cui a Parma abbiamo una lunga e ricca esperienza (dalla Foresta urbana alle Pulizie di primavera alle reti di associazioni a servizio dei quartieri) grazie ai  Patti di collaborazione che permettono a cittadini di prendersi cura dei beni comuni nella piena logica della sussidiarietà. Salvare la democrazia grazie alla partecipazione dal basso, concreta e diffusa sul territorio, una missione anche ecclesiale iniziata a Trieste nei tanti tavoli di lavoro che avevano nel tema della Pace il loro comune denominatore. Pensando al mio Assessorato alla Pace  ho sentito tutta la responsabilità di sfruttarlo al massimo, permettendomi anche di “sognare”  un Ministero per la Pace che spinga fortemente tutte quelle politiche necessarie ( con relativi investimenti economici)  ad aprire processi che preparino il paese a preparare la pace e non la guerra.

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