I CAPANNONI A PARMA: UNA STORIA DIMENTICATA   di Paolo Giandebiaggi

di Riccardo Campanini

 

Nel volume I CAPANNONI A PARMA – Storie di persone e di città, curato da Margherita Becchetti e dal sottoscritto, recentemente pubblicato dalle Edizioni MUP, è stato recuperato un pezzo della storia di Parma per molti versi dimenticato. Tante le narrazioni, a volte persino leggende, hanno accompagnato il ricordo verbale di quella esperienza, al contempo umana ed urbanistica, ma mai era stata fatta una ricerca sistematica volta a definirne in modo oggettivo e provato dalla documentazione, le origini, lo sviluppo e la fine. Si tratta infatti di un caso più unico che raro, tra il 1930 ed il 1970, in cui le persone (i capannoni) assumano dalle tipologie edilizie abitative (i Capannoni) il loro stesso nome. Il libro a tal fine interseca le storie delle persone, delle vicende umane, con storia urbanistica ed architettonica degli edifici, della loro collocazione, della loro morfologia. Dalle condizioni di degrado di ampie parti della città tra fine ottocento e primi novecento, alle demolizioni degli isolati dell’Oltretorrente da cui provenivano i capannoni, fino alle molteplici costruzioni sparse in modo radiale in diversi punti del territorio extra-urbano, alla loro demolizione ed alla edificazione sostitutiva dei primi insediamenti popolari del dopoguerra e dei PEEP degli anni ’60 e ’70. Una storia di relazione intima tra persone e città, in cui l’una condizionava l’altra e viceversa, che ha riguardato centinaia e centinaia di famiglie parmigiane. Molti gli spunti di contemporaneità: dai temi della rigenerazione urbana al rapporto tra politica e problema casa, dalla distanza tra la comunicazione dei benefici attesi e la realtà cruda ed insoddisfacente, fino alle manifestazioni di strenuo radicamento dei cittadini con i quartieri in cui vivono. Molte le immagini d’epoca contenute nel volume che contribuiscono ad immergere il lettore in una storia in cui ancora oggi moti parmigiani ne rivendicano orgogliosamente l’appartenenza.

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