Comunicato stampa – martedì 11 dicembre 2018 alle ore 18.00 dibattito “Lo spread e la difesa del risparmio”

di BorgoAdmin

COMUNICATO STAMPA

 Alla Biblioteca Monumentale  di S. Giovanni Evangelista

 MARTEDI’ 11 DICEMBRE  ORE 18.00 IL DIBATTITO DEL BORGO:

“LO SPREAD E LA DIFESA DEL RISPARMIO”

 Interverranno Eugenio Pavarani e Giovanni Verga economisti dell’Università di Parma. Moderatore Giulio Tagliavini docente di economia del nostro Ateneo. L’incontro, promosso dal Circolo Il Borgo, è aperto al pubblico.

 Parma, 8 dicembre 2018 – Si terrà a Parma martedì 11 dicembre alle ore 18.00 presso la Biblioteca di S. Giovanni Evangelista (piazzale S. Giovanni, 1) l’incontro dal titolo “Lo spread e la difesa del risparmio”, promosso dal Circolo Il Borgo. Dopo il saluto di Giuseppe Luciani, Presidente del Borgo, interverranno i docenti dell’Università di Parma Eugenio Pavarani (Economia degli intermediari finanziari) ed Giovanni Verga (Economia monetaria). Moderatore Giulio Tagliavini, docente di Economia degli intermediari finanziari del nostro Ateneo.

Che cosa cambia per tutti noi se cresce lo spread? Quando si amplia troppo la distanza tra i rendimenti dei nostri titoli di Stato e quelli degli omologhi tedeschi, considerati i più affidabili, le ricadute sono negative per tutti i settori dell’economia. L’iniziativa del Borgo intende fare chiarezza su questo tema: pare, infatti, che solo il 5% degli italiani conosca cos’è lo spread, oggetto obbligato da qualche mese dei dibattiti politici e dei talk-show giornalieri.

Che sia importante non c’è dubbio se il suo forte rialzo nel 2011 provocò la caduta del Governo Berlusconi e la chiamata di Monti a salvare le sorti del Paese. Dall’avvento al governo di Matteo Salvini e Luigi Di Maio lo spread è diventato lo spauracchio non solo delle imprese, delle banche, ma di tutti i risparmiatori, perché il suo livello minaccia la tenuta dell’economia reale e quindi le tasche degli Italiani.  E’ un misuratore della fiducia nel futuro del Paese, che condiziona il costo del debito pubblico e per l’Italia, che ha il debito pubblico più alto al mondo dopo Grecia e Giappone, è una vera spada di Damocle su ogni scelta di politica economica. Si pensi al fatto che ogni anno il governo deve emettere 400 miliardi di euro di nuovi titoli di stato che i risparmiatori devono sottoscrivere se vogliamo continuare a pagare gli stipendi a insegnanti, dipendenti delle pubbliche amministrazioni, pensionati ecc. Il guaio è che se scende la fiducia dei potenziali prestatori di denaro allo stato italiano, che vuol dire dubbi sulla capacità dello stato stesso di restituire i soldi in futuro, allora i prestatori chiedono un tasso d’interesse più alto per compensare il rischio, che è misurato dallo spread. Ogni anno lo stato italiano paga 65 miliardi di interessi sul debito pubblico. Si pensi a quante cose potremmo fare se il debito fosse la metà o se il tasso d’interesse scendesse, a parità di debito, invece di salire.

 

 

 

 

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