GRUPPO CARLO PROST – LABORATORIO DI LAICITA’

di Focus Sinodo

CHI SIAMO

 

Siamo un laboratorio interparrocchiale di Christi fideles laici, uomini e donne, circa 25, aperto a tutti gli adulti disposti a confrontarsi sulla responsabilità del battesimo e della appartenenza al popolo di Dio come suggerito dalla spiritualità conciliare.

Da diversi di anni ci incontriamo quindicinalmente nella parrocchia della Cattedrale in presenza, ora, causa covid, da remoto.

Fra di noi è presente un presbitero che  – ponendo il suo ministero al servizio di cristiani adulti e in un rapporto di reciprocità umana e pastorale – si pone in discussione insieme a noi, anima la preghiera e lo studio dei Documenti Conciliari,  accoglie e promuove la positività delle nostre esperienze.

Siamo diversissimi per età, esperienze, formazione, opinioni, ma abbiamo imparato ad accoglierci e a confrontarci con rispetto e franchezza convinti che le differenze possano diventare un arricchimento più che un problema.

Cerchiamo, per quanto possibile, di dare risalto alle persone nella situazione di vita in cui si trovano prima che alle opinioni che manifestano.

La nostra attenzione è ora rivolta al Sinodo: accogliendolo come una provocazione e una sfida, ognuno è stato invitato ad esprimere il proprio stato d’animo che cerchiamo  qui di compendiare.

 

 

I   COMPAGNI DI VIAGGIO

  • Bisogna arrivare ai giovani, ascoltarli, incontrarli, affrontare con loro i problemi che li coinvolgono Problema ancora più grave sono gli adulti, a cui dovrebbe andare maggior attenzione della pastorale.
  • Alcune volte bisogna imparare a tacere, altre volte imparare a parlare. In Chiesa ci sentiamo vicini, ma siamo solo accanto nella sedia. All’uscita dalla Chiesa questa parvenza di vicinanza scompare.
  • Devo imparare a riconoscere la difficoltà dentro di me che non mi fa accogliere l’altro per quello che è nella sua umanità.
  • La malattia della Chiesa è il clericalismo, diffuso anche nelle vene dei laici. Non c’è la libertà dei figli di Dio. Dobbiamo camminare insieme perché si superi il clericalismo.
  • Riflettere sulle parole del papa a Nicosia, dove nella preghiera ha denunciato quello che sta succedendo sulle spiagge del Mediterraneo in cui ci sono campi di “accoglienza” che potrebbero essere paragonati per i trattamenti ai lager nazisti e ai gulag di Stalin.

 

II  ASCOLTARE

  • C’è bisogno di una chiesa in uscita. Dobbiamo imparare ad ascoltare. Nella relazione diamo spesso l’idea di quelli che hanno sempre ragione, indipendentemente da quello che gli altri pensano o dicono
  • Proposta di un metodo semplice per raccogliere le osservazioni di tutti: disporre una cassetta in fondo alla Chiesa per tentare di rendere partecipi del cammino sinodale anche coloro che sono presenti solo alla Messa domenicale. Siamo disponibili a fornire una bozza del questionario di accompagnamento, che potrà essere ulteriormente elaborato nelle parrocchie interessate  secondo la sensibilità di ciscuna.

III. PRENDERE LA PAROLA

  • Ci sono difficoltà di comunicazione all’interno di un Consiglio pastorale o anche di un gruppo. Di fronte a proposte o a commenti non condivisi vale spesso la regola del silenzio, del lasciar cadere il discorso! A volte uno sguardo al sacerdote presente quasi per trincerarsi dietro di lui, poi più nulla! Sembra essere il “metodo curiale”: non dire nulla, sperando che tutto vada nel dimenticatoio! La diversità è un approccio difficile per tutti, perché scattano stereotipi e pregiudizi. Occorre fare appello al sacerdozio comune del battesimo, così nascono atteggiamenti accoglienti. La diversità smette di essere un problema quando riesco a far sentire a chi mi è davanti che è un valore e non un fastidioso ostacolo.

 

IV   CELEBRARE

  • Devono cambiare le nostre celebrazioni. Cosa coglie la gente nelle nostre Chiese nelle celebrazioni di matrimoni, funerali, ecc. Come possiamo aiutarci a cogliere in profondità ciò che celebriamo per produrlo nella nostra vita?
  • Il problema non è tanto quello che siamo in grado di dire al mondo, ma è che al mondo non interessa più niente di quello che i cristiani hanno da dire! Viviamo un cambiamento d’epoca!!
  • Il popolo di Dio è chiamato a dialogare e camminare insieme, ecc. ma tutto questo, che è il fine del sinodo, è sufficiente? Non è venuto il tempo di mettere mano alla teologia? Al complesso di credenze , superstizioni e falsità? Il concetto di sacrificio, il modo di presentare Gesù Cristo, il modo di pensare al dogma dell’Immacolata Concezione e tante altre cose andrebbero rivisitate e rilette in una visione di fede più comprensibile. Non è importante solo il modo in cui ci poniamo di fronte a questi problemi, ma è importante anche rivisitare quei contenuti  che non derivano dal Vangelo, magari originate da costruzioni teologiche nate nel tempo. Aggiungiamo anche esorcismi, indulgenze, reliquie  come retaggi dei secoli passati?
  • Spesso i preti sono reticenti di fronte ad osservazioni o anche esigenze di spiegazioni da parte dei fedeli. Questo perché? Perché si trincerano dietro a quello che è fissato e che non si può modificare in alcun modo? Sono troppo ubbidienti nei confronti del vescovo? O nei confronti della tradizione? O nei confronti di un pensiero presunto delle gerarchie ecclesiali? E perché non si fanno promotori di qualche riforma anche per quel riguarda lo svolgimento della Messa?
  • Alcuni presbiteri, durante le celebrazioni, condizionano l’assemblea con l’omelia fatta in modo arbitrario e personale. E’ capitato diverse volte di osservare che il presbitero non  fosse in linea con i richiami del Papa.
  • Nelle celebrazioni occorre semplificare tanti termini, ma bisogna fare attenzione che non si vada verso un impoverimento dei contenuti.
  • Non occorre forse spiegare meglio i segni delle celebrazioni e perché si fanno?

 

 

V  CORRESPONSABILI NELLA MISSIONE

  • Che responsabilità ho io e che partecipazione posso dare nella mia parrocchia, dove c’è l’immobilismo più totale riguardo al Sinodo? L’ultimo consiglio pastorale è avvenuto circa 3 anni fa.

 

  • Un’altra difficoltà vissuta con sofferenza dai nonni è parlare di fede coi  Come offrire ai nonni strumenti perché non si scoraggino  nella loro “semina”?
  • Che importanza stiamo dando ai poveri? Se non si cambia saranno le circostanze a farci cambiare.

 

 

VI    DIALOGARE NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ

  • Non si vedono dei meccanismi o delle persone che riescano a veicolare verso l’alto quello che nasce dalla base. E’ necessario strutturare dei canali di comunicazione credibili e trasparenti. Bisogna anche tener conto dell’impreparazione di molti cristiani a esprimere la propria opinione.
  • Il Sinodo è uno strumento tardivo? Nel tempo si è creato un abisso tra la Chiesa –organizzazione e il resto dei credenti.
  • Si è persa la capacità della chiesa di parlare al mondo. Dobbiamo recuperarla partendo da noi, da un cambiamento di mentalità nostro. Se non si comincia un processo, si resta quello che si è.
  • Nelle parrocchie spesso esistono gruppi di giovani o adulti che non comunicano e non lavorano con la mentalità del popolo di Dio, ma sono chiusi su se stessi, autoreferenziali, con relazioni umane “fredde” con le altre generazioni
  • Sappiamo metterci in discussione ascoltando veramente l’altro, sia che si tratti di una richiesta d’aiuto, sia che si tratti di ascolto di un sua competenza nei campi più svariati?
  • Problemi di comunicazione, di ascolto, di formazione. Si diffonde un vuoto di senso, che la cultura consumistica riempie di piccole cose, obiettivi di piccolo cabotaggio che danno un’emozione immediata, subito sostituita da un’altra.
  • Come intercettare questa situazione? Pensiamo di dire cose comprensibili quando parliamo di Gesù e del vangelo, di senso della vita, di salvezza, ma molti non lo comprendono. Diamo tutto per scontato, sia nel modo di comunicare, sia nel merito. Abbiamo sottolineato un maggior dialogo nelle relazioni, ma che tipo di dialogo siamo in grado di offrire? Al dialogo occorre essere educati per molto tempo affinchè diventi uno stile di prossimità. Il Sinodo è necessariamente un cammino lungo e comunitario, che tuttavia non annulla la responsabilità personale, ma la qualifica e la rende coraggiosa e creativa.
  • Ancora sui rapporti coi parroci: nella preghiera eucaristica la scelta più frequente è la formula in cui si prega per la Chiesa, il Papa, il vescovo ma non per il popolo di Dio. Perché? Un parroco interpellato mostra il messale con la formula da lui scelta e si sente a posto così. (Probabilmente, la richiesta di spiegazioni e la conseguente risposta sono state affrontate e liquidate in modo affrettato creando  un clima di incomprensione reciproca. Infatti nelle  formule del canone il Popolo di Dio è sempre presente anche se non immediatamente percepibile.)
  • Nonostante i richiami del Papa (in particolare al convegno di Firenze) rimane predominante una visione di Chiesa piramidale e gerarchica. Quando qualcuno esula dal ruolo assegnato si prendono le distanze e questo è l’opposto del camminare insieme,
  • Quanti sono i preti che gestiscono il loro ministero come servizio e quanti sono quelli che lo gestiscono come ruolo ( potere)? E le gerarchie: prete,.arciprete, monsignore,vescovo, arcivescovo, cardinale.., sono tutte qualifiche necessarie? Più si alza la piramide, meno spazi si lasciano alla gestione collegiale .
  • La Chiesa non riesce a comunicare col mondo: la gente non si sente minimamente attratta a prendere contatto con chi parla dall’alto. Il Papa ci chiede di fare emergere dalla base queste difficoltà perché ci possa essere un cambiamento. Nel nostro gruppo stiamo facendo esperienza di relazioni di fiducia e di comprensione reciproca. Questo è un cammino da fare e bisogna spingere le nostre comunità a farlo insieme.
  • Farsi ascoltare nella Chiesa è un problema. Chi parla a nome della Chiesa? Ci sono varie posizioni e questo non è unificante. E’ un punto su cui occorre lavorare moltissimo

 

 

 

 

 

VIII  AUTORITÀ E PARTECIPAZIONE

  • Ci sentiamo responsabili della nostra comunità ? Cosa significa responsabilità? Vuol dire farsi carico dei problemi che ci sono, che cerchiamo di affrontare nel dialogo con gli altri.  Vuol dire “sentirsi dentro” con impegno, non come spettatori. Siamo tutti sacerdoti col battesimo, quindi animati dallo Spirito Santo. Con la Sua forza affrontiamo le situazioni e dobbiamo farlo insieme. Lo Spirito Santo ci muove non a fare quello che vogliamo noi, ma a fare unità, fare comunione.
  • Accettare l’altro non è facile. Le idee diverse possono essere motivo di divisione, ma nella Chiesa si è uniti perché si ha lo stesso Spirito, che non è uguaglianza, ma è percorrere la stessa strada, fidarsi dello Spirito.
  • Guardiamo ad esempio il Seminario: accettare che l’economia del Seminario segua le regole attraverso le competenze di un laico è già un passo avanti, come un passo avanti è la concezione che il seminario non è più un luogo separato per formare un’èlite clericale, ma deve formare dei pastori che abbiano la puzza delle capre, cioè l’umanità. Ma attenzione al clericalismo dei laici!
  • Una novità molto positiva e apprezzata: la funzione religiosa del giovedì sera è stata aperta a tutti quelli che vogliono condividerla.
  • Un passo avanti molto importante è la concezione che il Seminario non può essere luogo separato per la formazione di una èlite clericale, ma deve formare pastori che abbiano la puzza delle capre, cioè l’umanità. Ma attenzione al clericalismo dei laici.
  • Di fronte all’affievolirsi dello slancio verso il cambiamento del Vaticano II, di fronte ai problemi della Chiesa oggi, la tentazione di lasciarsi prendere dallo scoraggiamento è fortissima. Eppure qualcosa è cambiato, la chiesa non è più quella di 60 anni fa! Con coraggio ci chiediamo: a me, cristiano in questo tempo, cosa è richiesto? Siamo consapevoli che non basta camminare da soli, non si è santi da soli, non è il protagonismo che conta, ma riuscire a cogliere che cosa lo Spirito fa! E siamo sicuri che lo Spirito non si lascia spaventare dalle difficoltà che abbiamo evidenziato!
  • I consigli pastorali come funzionano? Sono luoghi di vero ascolto? Sono esperienze feconde di crescita e di sinodalità? Dipende da come vengono indicati e votati i componenti e da come è sentita l’esigenza di far maturare in loro la comunione, il dialogo e la competenza. Perché, prima di decidere, non si chiamano ogni tanto esperti per approfondire i temi più delicati? Qualcuno ha rifiutato addirittura la proposta di parteciparvi perché, per come andavano le cose, sembrava una perdita di tempo.

 

 

IX    DISCERNERE E DECIDERE

  • Ci sono persone abituate a delegare ogni responsabilità al parroco e pensano che non valga la pena di cambiare. Di fronte alle  sfide della mentalità corrente fanno fatica a prendere voce in modo critico
  • Discernere è un dono e una sfida per tutti. E’ necessaria una comunità che ti dia un aggancio fortissimo con la parola di Dio perché si possa dare una testimonianza altrettanto forte nella vita

 

 

 

 

 

X    FORMARSI  (formazione dei laici, del clero e formazione alla sinodalità)

 

  • Abbiamo bisogno di creare spazi adatti a motivare e risanare gli operatori pastorali (E.G.77). E’ bella l’esperienza del nostro laboratorio, sono belle le esperienze in parrocchia di gruppi di giovani sposi che condividono il bisogno di confrontarsi alla luce del Vangelo.
  • La crisi del pensiero razionale, già presente, ma messa in evidenza dal covid, nasconde un senso di insoddisfazione che rischia di rovinare i rapporti umani.
  • Quale senso storico c’è nell’indire un Sinodo ora? La Chiesa deve recuperare un grande spirito profetico! Infatti, cosa rappresenta la fede cristiana per le persone che incontriamo tutti i giorni?
  • Col Vaticano II si è partiti dall’alto, col Sinodo si parte dalla base, non è una rivoluzione da poco! Non solo dalla base cristiana, ma da tutti gli uomini e donne del mondo. Abbiamo fiducia nello Spirito Santo? Con la sottolineatura del tema della misericordia in questi anni si è fatto un grande passo avanti.
  • E’ importante che la Chiesa tutta abbia la consapevolezza di imparare a parlarsi, di dare la parola a tutti e non presuma di salvare il mondo, ma che invece faccia la sua parte perché sia Dio a salvare il mondo.
  • Prima di parlare bisogna saper ascoltare. La Chiesa è un grande mistero condotto dallo Spirito Santo e sarà sempre un chicco di grano nel mondo, dobbiamo essere consapevoli delle nostre povertà, ma se c’è la comunione è presente lo Spirito Santo.
  • Ci rendiamo conto della solitudine in cui spesso vivono i preti?
  • Ci sono laici che aiutano i presbiteri a misurarsi con il loro ministero? La correzione fraterna, che è il grande segno di comunione, dove è finita? Si educa a questo? Riusciamo a fare “chiesa” in ogni ambito? Questa è la sfida!
  • Noi cristiani siamo fortunati perché abbiamo davanti il modello Gesù Questo modello il mondo non ce l’ha e noi dobbiamo farglielo incontrare.  Come, in un mondo di diversità spesso contrapposte e alternative? Noi cristiani siamo capaci di fare questo con l’aiuto dello Spirito Santo.
  • Dove c’è bisogno del prete? Ognuno di noi ha DIRITTO che la chiesa lo aiuti a INTERPRETARE LO SPIRITO SANTO. Come accogliere e soddisfare questo diritto?
  • La formazione del clero: il servizio dei presbiteri è quello di annunciare quale è la proposta di Gesù per il mondo di oggi e ognuno di  loro deve prepararsi per dare una risposta adeguata e rispettosa alla singola persona (uomo o donna) come ha fatto Gesù.
  • Come adeguare la formazione del clero? La vicinanza e la corresponsabilità di laici e coppie sposate può aiutare?
  • In questo senso l’aspetto della sessualità come viene affrontato? La scandalo della pedofilia è forse l’effetto di una carenza formativa adeguata in merito alla sessualità? E’ ancora attuale parlare di castità? Come?
  • La pastorale quanto può farsi corresponsabile di una corretta educazione sessuale dei ragazzi, dei giovani, e di tutti gli adulti? Se sì come collaborare con famiglie, scuola,  che sono

realtà ormai frammentate e problematiche?

  • La presenza delle donne come viene accolta nella chiesa: come una risorsa insostituibile del progetto di Dio o come una presenza funzionale ad alcuni servizi a cui fare concessioni?
  • La dottrina sociale della Chiesa dovrebbe essere meglio conosciuta in generale e in particolare tra chi si occupa di economia e impresa. Noi laici dovremmo farci promotori di iniziative in questa direzione.
  • I sacramenti (iniziazione cristiana, vocazione al matrimonio ecc.), così come i dogmi nessuno li mette in discussione, ma la loro preparazione nei modi, nei tempi deve essere rivisitata: in quale modo?

 

 

Parma, 12 febbraio 2022

 

 

a nome del laboratorio “Carlo Prost”

Angela dell’Abate Falzoi   – angeladellabate@gmail.com

Stefania Musiari Soliani    – stefaniasoliani@yahoo.it

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