LA CHARTA OECUMENICA COMPIE VENT’ANNI   di Laura Caffagnini

di BorgoAdmin

 

 Vent’anni dal G8 di Genova, vent’anni dalle Torri Gemelle: in questo 2021 di ventennali pesanti, e di attualità che non lascia meno tristi, ricorre anche la memoria della firma della Charta Oecumenica, testo sulle linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa. Un “best seller ecumenico” l’ha definito il pastore battista Luca Maria Negro, intervenuto il 16 novembre alle Missioni Estere all’incontro organizzato dal gruppo di Parma del Sae (Segretariato Attività Ecumeniche) con l’adesione dell’Associazione Viandanti. Il relatore, che oltre ad essere ministro di culto è giornalista con ampia esperienza tra Roma, Torino e Ginevra nelle testate evangeliche e nelle organizzazioni ecumeniche – Confronti, Notizie evangeliche (Nev), Riforma, Conferenza delle Chiese europee (Kek) –, quel 22 aprile del 2001 era impegnato a Strasburgo alla presentazione del documento, frutto della sinergia tra la Kek e il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). Non si tratta di un testo dogmatico né normativo, ha spiegato: «La Charta è un testo destinato al grande pubblico, un testo di divulgazione ecumenica, anche se di livello rigoroso. Non è neanche un documento di specialisti, perché è il prodotto di una ampia consultazione, del coinvolgimento di realtà ecclesiali ad ogni livello, dai vertici fino alla base». Questo è una novità per un documento che si rivolge alle chiese proponendo atteggiamenti e azioni in una struttura aperta a revisioni e integrazioni.

Dopo aver distribuito al pubblico presente una copia della Charta, uscita con il settimanale Riforma il 18 maggio 2021, Luca Maria Negro ha ripercorso la struttura tripartita del testo: una sezione teologica, una sul rapporto tra le chiese e una sulla loro comune responsabilità nel mondo. Molto importante, ha sottolineato, è «l’equilibrio fra l’aspetto teologico-ecclesiale e quello della testimonianza nella società, ed in particolare nella costruzione della nuova Europa». Equilibrio che richiama i due movimenti dai quali nel 1948 nacque il Consiglio ecumenico delle Chiese, “Fede e Costituzione” e “Vita e Azione”: il tema dell’unità visibile delle chiese e la testimonianza comune intorno al trinomio Giustizia, pace e salvaguardia del creato. «La vitalità del movimento ecumenico – ha proseguito Negro – sta nella capacità di tenere insieme, in una tensione creativa, questi due poli». Nonostante la Charta non sia un documento normativo, i suoi firmatari si auto-obbligano – il ritornello “Ci impegniamo” ricorre dodici volte – in ventisei impegni concreti, tra i quali la ricerca dell’unità visibile, la conoscenza e l’apprezzamento dei doni di tutti, la preghiera gli uni per gli altri, il proseguimento dei dialoghi su questioni teologiche ed etiche, il cammino verso la condivisione eucaristica, il miglioramento della condizione delle donne in tutte le sfere della vita, la promozione di una giusta comunione tra donne e uomini nelle chiese e nella società, la difesa dei diritti delle minoranze, la resistenza a tentativi di strumentalizzazione delle religioni a fini etnici o nazionalistici, lo sviluppo di uno stile di vita responsabile e sostenibile, il riconoscimento della libertà religiosa, di coscienza e del diritto di culto. Questi, e altri, sono temi di grande attualità, sui quali un cammino è aperto e ancora attende sviluppi. Dalla raccomandazione di istituire una Giornata ecumenica di preghiera per la salvaguardia del Creato, si è passati nel 2007, dopo l’Assemblea ecumenica europea di Sibiu, a istituire un Tempo per il Creato che va dal 1° settembre al 4 ottobre. La sensibilità ecologica che oggi troviamo nella Chiesa cattolica grazie anche alla spinta propulsiva dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, ha le sue radici nell’attitudine amorevole delle Chiese ortodosse verso il Creato e nel processo conciliare ecumenico JPC (Giustizia, Pace, salvaguardia del Creato). Il richiamo all’obiettivo della condivisione eucaristica, non ancora raggiunto nell’ecumene cristiano, ha trovato anticipazioni nelle esperienze di coppie interconfessionali in Europa e in Italia nella pratica dell’ospitalità eucaristica che si attua in alcune realtà e che ha alimentato l’approfondimento sul tema (vedi Ospitalità eucaristica: in cammino verso l’unità dei cristiani, a cura di M. Ricciuti e P. Urciuoli, Claudiana, 2020, e la newsletter dedicata https://www.saenotizie.it/sae/ospitalita-eucaristica). Il contesto in cui la Charta Oecumenica è stata lanciata ha visto la presenza di un centinaio di giovani che nei giorni dell’incontro hanno dialogato con altrettanti leaders ecclesiali sui temi del documento, a loro affidato simbolicamente per la diffusione. Luca Maria Negro ha ricordato questo per ribadire «l’importanza di passare il testimone ecumenico alle nuove generazioni in una fase in cui assistiamo a un progressivo “invecchiamento” dei militanti “storici” del movimento ecumenico». Il passaggio del testimone è un problema che accomuna tutte le chiese storiche e non può che essere affrontato insieme. «Ci salviamo insieme», ha concluso Negro citando Francesco e invitando a superare ogni forma di identitarismo e i reciproci complessi di superiorità e di inferiorità.

 

 

 

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