LA 49° SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI “IL PIANETA CHE SPERIAMO. AMBIENTE, LAVORO, FUTURO, TUTTO È CONNESSO”  di Federico Ghillani

di BorgoAdmin

 

Riunite a Taranto 220 delegazioni diocesane (su 224 diocesi) accompagnate da 94 vescovi, con 1/3 di delegati con meno di 35 anni, dei quali 1/3 donne, e decine di rappresentanti di associazioni e movimenti e rappresentanti del terzo settore, per delineare in spirito di servizio per il nostro paese le scelte necessarie per l’avvento del “pianeta che speriamo”. La scansione delle 4 giornate è stata condotta dai membri del comitato promotore presieduto dall’Arcivescovo della citta della magna Grecia mons. Filippo Santoro visibilmente coinvolto nel dramma della sua gente nella estenuante battaglia per il rispetto della vita e dell’ambiente. Intenso e impegnativo il programma che prevedeva sia lavoro nella grande aula del palazzetto nella quale campeggiavano sul palco una gigantografia del S. Francesco giottesco e un alto esemplare di platano, scandito dalle celebrazioni eucaristiche mattutine di apertura nella vicina con-cattedrale da momenti di preghiera corale in assemblea e da due ricche meditazioni affidate a bibliste come Rosanna Virgili e suor Benedetta Rossi, incentrate sulla rilettura del messaggio biblico della creazione.

La prima giornata, dopo i saluti di apertura da parte dei presidenti del Comitato organizzatore e della CEI e la lettura dei messaggi di Papa Francesco, del presidente Mattarella e delle autorità locali, è stata dedicata all’ascolto della realtà e alla denuncia delle situazioni che è urgente modificare a partire dalla condizione simbolo di città ferita rivestita da Taranto, introdotta da un filmato e dalle testimonianze da parte del sindacato, del locale ordine dei medici e della rappresentanza industriale, nelle quali la difficilissima scelta tra salute e lavoro ha evidenziato la necessità di affrontare tali problemi a livello globale, come ha poi confermato il filmato successivo di TV2000 sul “Pianeta ferito” relativo alle emergenze della Terra dei fuochi, della Foresta amazzonica e dell’inquinamento della Pianura padana. La successiva tavola rotonda ha quindi esemplificato il protagonismo talora eroico con cui è stato necessario fronteggiare le emergenze ecologiche dei vari territori da parte di gruppi e singoli impegnati nella denuncia dei vari comportamenti anti-ecologici. Alle visioni di futuro e alle buone pratiche che già stanno anticipando la conversione alla ecologia integrale proposta da papa Francesco (tra le quali per la nostra diocesi è presente la cooperativa “Nuovi Profumi” sorta per volontà dei lavoratori dal fallimento dell’azienda) è stata dedicata la seconda giornata. Luca Raffaele della agenzia incaricata che ne ha curato i criteri di autovalutazione ne ha anzitutto illustrato gli indicatori e le coordinate trasversali: si tratta infatti di progetti partecipati, che creano comunità, ispirati al benessere equo sostenibile e ai principi della dottrina sociale, pensati a partire dai bisogni del territorio, che prevedono la messa in rete della molteplicità delle risorse, che comprendono che la coesione diventa competizione, nella logica delle alleanze.

Nella mattinata l’intervento alla tavola rotonda del ministro dello sviluppo economico ha evidenziato l’importanza del recente inserimento in costituzione del principio della “giustizia tra generazioni” sancendo finalmente con chiarezza che l’attività economica non può andare contro l’ambiente e la salute, principio fatto proprio dalla Commissione nell’orientare gli investimenti del PNRR per cui i progetti che non rispettano concretamente l’ambiente non verranno finanziati. Si tratta ha detto non solo di combinare uomini e macchine, ma piuttosto uomini con uomini per creare comunità, adottando uno stile di resilienza nell’accettare un futuro pieno di shock che possono essere positivi per una conversione/trasformazione in cui un problema può diventare la soluzione. Molto apprezzato poi nella sua sconvolgente plasticità l’intervento dell’economista gesuita americano padre Gael Giraud che in modo plastico e documentato ha evidenziato le già drammatiche conseguenze del surriscaldamento globale, che ci impone di liberarci dalla vecchia antropologia dell’uomo predatore di risorse per la nuova “relazionale”, dal momento che le sole regole del mercato hanno dimostrato di distruggere ambiente e umanità, ma anche le iniziative formative e di partiche sostenibili attuate sul territorio in alleanza con le comunità locali in atto presso l’Università di Milano-Bicocca sviluppate con gli studenti dal parte della economista e rettrice Iannantuoni. Il successivo racconto di quattro esperienze ha ampliato lo sguardo relativo alle buone pratiche, come il presente in atto che ci spinge a dire che “si può”, e ha visto presentate le esperienze:

  • della comunità energetica condominiale di Pinerolo che ha raggiunto l’indipendenza al 90% dalle fonti fossili tramite autoproduzione di energia solare, cona la riduzione conseguente di inquinamento tramite Acea (47 comuni costituiti in una oil-free zone) realtà non sperimentale ma già realizzata in 10 condomini e altri 120 ancora da realizzare (cappotto, impianti voltaici, pompe calore, massimo consumo dell’autoprodotto).
  • dell’azienda elettromeccanica COELMO nella Terra dei Fuochi che pur avendo il profitto come obiettivo (chi non ha profitti non vive e non fa vivere) si impegna per l’ambiente sia con l’uso delle materie prime che con la bonifica del territorio con un progetto di recupero ecologico delle zone inquinate, ma anche favorendo il benessere lavorativo con attenzione particolare alla diversità, mediante l’adozione del primo DVR costruito in ottica di genere, e alla formazione dei dirigenti perché siano attenti ai bisogni dei lavoratori.
  • dell’iniziativa “Insieme per il lavoro” della diocesi di Bologna, volta all’accompagnamento al lavoro di lavoratori fragili in coprogettazione tra Comune e Diocesi e Regione E/R.
  • di “Intrapresa” iniziativa si imprenditori che approfondiscono la Dottrina sociale della chiesa per cercare di tradurla in concreto nelle loro aziende.

Nel pomeriggio, tramite trasferimento in pullman, gli oltre 600 delegati hanno fatto visita sul campo a sei buone pratiche del territorio pugliese, comprendenti l’Ecomuseo del Mar Piccolo di Taranto, la masseria Frutti Rossi di Massafra, il recupero energetico dei condomini del quartiere Montetullio   e la masseria Mangiato di Martina Franca, il Centro di Educazione Ambientale Pogeva-Laterza, la masseria di Grottaglie, Torre Guaceto di Brindisi.

Alle indispensabili conversioni e alle proposte per favorire la transizione verso modelli di alleanza nei territori è stata dedicata la terza giornata nella quale i giovani presenti coordinato da padre Occhetta sono stati i veri protagonisti nella proposta del paradigma dell’Alleanza. La settimana è stata presentata infatti come un grande atto d’amore della chiesa nei confronti del paese, in continuità con la tradizione iniziata da Toniolo con l’istituzione delle settimane sociali. E’ quindi stato presentato dai giovani un manifesto in 7 punti come inizio di un impegno per una transizione fondata sull’umanesimo ecologico, e come processo proposto alle diocesi ma aperto, una specie di esperimento politico di comunità volto ad attivare alleanze e connessioni da vivere sul territorio per riscoprirsi comunità. Tre gli interventi principali:

Alessandra Luna Navarro, giovane ricercatrice universitaria che ha proposto l’alleanza come cammino che ci fa incontrare le persone, entra nelle piccole alleanze, può essere il processo politico e spirituale necessario che coinvolga il paese nella transizione attraverso tante alleanze possibili
Pietro del gruppo giovani ha affermato che i giovani sono stati i protagonisti nella costruzione del processo, di diverse associazioni e organizzazioni, in ascolto di tanti giovani del paese e tra i delegati presenti, come sentinelle dei territori, vicinanza reale alle persone.

suor A. Smerilli  ha invitato a portarci a casa la parola “Alleanza” insieme alla parola “Connessione”, dove i giovani hanno la capacità di mettere insieme esperienze e sogni che noi dobbiamo ascoltare creando le condizioni necessarie, come terra fertile che permette al seme di sbocciare, senza voler inscatolare il futuro e vedere subito i risultati e senza bloccarli nel loro entusiasmo. A servizio delle chiese locali è stata pensata una piattaforma di connessione già attiva “Piattaforma di iniziative Laudato si” dove ci si iscrive per fare un cammino di 7 anni per 7 gruppi di persone e 7 obiettivi condividendo i frutti del cammino che viene agito localmente. Preparare il futuro – ha detto – è diverso infatti che credere di essere preparati per il futuro!

All’apertura sono seguiti quindi i lavori di gruppo su quattro settori principali (Organizzazioni e imprese di ecologia integrale, Rigenerazione urbana e comunità locali, Educazione per il bene comune, Sostenibilità e cittadinanza attiva nei territori) nei quali i delegati hanno messo in comune le proprie esperienze alle sollecitazioni ricevute, e la cui sintesi è stata presentata nell’apertura del pomeriggio, dedicato alle proposte e al confronto istituzionale e alla presa di consapevolezza che la transizione ecologica è affidata alle nostre mani. Nel primo confronto data l’impossibilità di connessione da oltre oceano del ministro Giorgetti, dopo l’ascolto dei messaggi del presidente del Parlamento europeo Sassoli e del commissario Gentiloni è intervenuto il ministro del lavoro Orlando che ha sostenuto l’impegno nella logica degli incentivi statali a mirare più e meglio sulla responsabilità sociale delle imprese stimolando i processi interni con la rendicontazione non finanziaria e il rafforzamento della sicurezza del lavoro, un lavoro per il quale si prospetta la necessità di continuare a studiare per difenderlo inserendo più vincoli formativi per l’adeguamento delle competenze, e ha accennato alla necessità di procedere sulla strada della partecipazione dei lavoratori alle decisioni delle imprese, per favorire il ruolo delle comunità. Ha riconosciuto applaudito dalla sala l’esistenza di un problema salari: “se chiediamo investimenti per la transizione – ha detto – occorre investire di più nei salari, perché spremere il lavoro significa danneggiare tutta la filiera, e qui c’è un problema di quanto paghi il lavoratore e quanto rispetti il suo contratto. La seconda sessione sulla transizione ecologica ha visto tre densi interventi molto seguiti e apprezzati, coordinati dal sociologo Magatti che li ha introdotti paragonando la sfida attuale a quella che Toniolo fece dopo la Rerum novarum, per portare nel mondo una proposta concreta che deve cominciare restando in rete e ricordando che come allora anche adesso non si tratta di “fantasie cattoliche” ma di un’urgenza da cogliere profeticamente, e ricordando una nota frase dello scrittore  Pèguy “fare del reale e fare del nuovo” adatta al momento presente:

Stefano Zamagni ha riportato l’attenzione al tema politico, sul quale Toniolo sceglie Tommaso per il quale la politica serve per fare il bene, e non solo per evitare il male, facendo poi notare che coerentemente papa Francesco parla sempre di Trasformazione e non di Riforma. Ha poi accennato al paradosso attuale per cui a fronte dei 1400 mld di fondi per la sostenibilità si registra invece un aumento emissioni a causa di errati modelli di calcolo utilizzati dai governi, per i quali la natura è messa allo stesso livello del lavoro e del capitale, modelli smascherati da duo Stern – Stiglitz che propongono di trovare una alternativa. Se la finanza pensa solo a stabilire limiti, la finanza di impatto misura la sostenibilità integrale che impegna alla responsabilità civile delle imprese con azioni reali. La transizione poi – ha affermato – dicono di volerla tutti, ma ha dei costi scaricati su gruppi sociali che se penalizzati si organizzano per bloccare tutto il processo; la soluzione è dei fondi di riequilibrio.  Ha concluso invitando i cattolici a smettiamo di andare a rimorchio di scuole di pensiero non nostre: torniamo a produrre “pensiero pensante” (che indica la direzione, il senso) e non pensiero calcolato che porta solo al pragmatismo; la speranza è fondata sulla certezza che la realtà è un compito e che quindi può essere cambiata radicalmente.

Luigina Mortari Ha sviluppato una riflessione sull’educazione il cui compito vero è educare ad avere passione per la saggezza e per la verità, e le questioni ecologiche devono essere collocate in questa dimensione, poiché il vero nucleo della questione ecologica è di natura etica: Bateson denuncia un modo inadeguato di porre l’accento sulle risposte invece che sulle domande. Alla radice del modo scorretto di rapporto con la natura c’è un modo predatorio di guardare alla natura; “La banca mondiale rischia spesso di vederla solo come magazzino da sfruttare invece che come materia vivente. Ciò porta anche a svalutare la corporeità come elemento negativo che si supera solo tornando ad una spiritualità materialistica (E.Stein). Educazione come passione per il pensiero sulla propria esistenza. Noi agiamo in base ai nostri desideri e questi sono questione ontologica e non scientifico-materialistica né consumerustica che sta all’origine del disastro ecologico.

Walter Ganapini Ha affermato che alla fine degli anni 90 quando venne formata la “Commissione per la salvaguardia del creato” non si poteva immaginare un dono come la “Laudato si”. E’ da Rio che sono scaturiti i primi accordi globali e dalle Cop si attendeva la traduzione concreta ma siamo stati traditi. E’ solo grazie alla LS che sembra si sia invertita la rotta con elementi di obbligo. La speranza rimane ma si teme che a Glasgow ci si riduca al bla bla. Il merito di papa Francesco è quello di aver elevato a battaglia morale quella relativa al problema climatico. “Occorre stare lontani dal catastrofismo ma anche dal non vedere la realtà, ma dobbiamo agire adesso e il papa ha avuto un sussulto di reazione a fronte dei tanti negazionisti prezzolati che scrivono sui giornali di questi anni allungando il brodo a vantaggio di chi li paga”. Siamo in una casa comune che è sistema di risorse finite mentre si rischia di consumarle senza pensare alla sostenibilità poichè metà del pil mondiale viene da petrolio/carbone i cui poteri perseguono l’inazione affinché non si agisca subito.  La bonifica dei siti contaminati riguarda 5 milioni di cittadini del sud e a chiederla sono proprio le diocesi del sud.

Le consegne e gli impegni verso i quali l’inizio vissuto a Taranto dovrà essere sviluppato nelle realtà locali hanno costituito il nucleo della quarta giornata alla fine della quale la settimana si è conclusa con la concelebrazione solenne dell’eucarestia presso la bella con-cattedrale dedicata alla Gran Madre di Dio, opera dell’architetto Giò Ponti presieduta dal Presidente CEI card. Bassetti. L’ottimo direttore Tarquinio, presente a tutto lo sviluppo della settimana con lo staff della redazione, anche per contestare la scarsa eco data all’evento da parte dei quotidiani nazionali, insieme a suor Smerilli hanno costruito a due voci un “A B C di Taranto”:

  1. ALLEANZA
    – deficit e speranza del presente; può essere letta anche come RETE, come le radici degli alberi che si intrecciano anche tra alberi di specie diverse
    – i nostri modelli cambierebbero se imparassimo anche dal mondo vegetale dove esiste una interconnessione e una conoscenza diffusa che permette sempre loro di rigenerarsi
    – tra generazioni come staffetta, tra saperi per trasformare il meglio
    – come compito nella nostra società
    2. BUONE PRATICHE
    – spesso ciò che è buono viene sottovalutato o sminuito come buonismo
    – occorrono intenzioni buone ma anche azioni buone, le buone pratiche sono il bene che già si fa
    – farle vedere per sostenere la speranza proprio dove ci sono condizioni più dure
    – con ONU e FAO abbiamo offerto esperienze di bene comune in atto che hanno valore di segno
    – i decisori vanno richiamati al bisogno di sostegno di quello che si fa per il bene
    3. CONVERSIONE
    – si preferisce usare “transito”, meno impegnativo, ma senza conversione personale non si arriva ad una conversione comunitaria
    – l’energia dei nostri giovani può sostenere anche nei territori il percorso di vera conversione ecologica e integrale
    – siamo per la vita sempre, rispettosa dell’ambiente e del pianeta ma dove occorrono passi di conversione più decisi?
    – sta mancando, anche in questi giorni nella comunicazione e nella stampa il racconto di quello che sta già dando speranza come servizio alla verità, come quello che sta avvenendo qui in questi giorni.

Quattro le proposte finali con cui mons. Santoro ha ringraziato i presenti per la partecipazione e la CEI per aver scelto la sua martoriata città come sede anche simbolica della Settimana:

  1. Costituire omunità energetiche, vantaggiose economicamente e utili per creare reti e legami comunitari. Le nostre parrocchie devono diventare comunità energetiche con le oltre 25.000.
    2. Impegno dell’obiettivo carbon-free per tutte le nostre diocesi e comunità nei loro investimenti economici, voto con il portafoglio.
    3. Diffusione di una cultura responsabile: consumare solo prodotti legati alle filiere caporalato-free, e vincolare gli enti locali a fare altrettanto
    4. Alleanza del manifesto dei giovani. Impegno a guardare insieme all’impatto sociale e ambientale delle azioni messe in campo con le varie iniziative di sussidiarietà.                                                           Il metodo della sinodalità è stata la scelta che abbiamo vissuto qui insieme, dove il servizio è lo stile da incarnare nl fare ritorno alle nostre diocesi.

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