RIFLESSIONE SULLA SCUOLA A DISTANZA  di Ludovica Borrello L’autrice dell’articolo frequenta il quarto anno del Liceo delle Scienze Umane (indirizzo Economico Sociale) Albertina Sanvitale ed è allieva del BorgoLab

di Redazione Borgo News

 

 La Didattica a distanza è oggigiorno parte integrante della vita di ogni studente. Quando si parla di DAD si fa riferimento ad un nuovo ed innovativo metodo di fare scuola ormai diffuso in tutto il mondo a causa della pandemia da COVID-19.I problemi legati alla didattica a distanza sono diversi e la maggior parte di essi sono condivisi da tutti gli studenti. Innanzitutto bisogna affrontare la questione dei dispositivi di cui la didattica a distanza necessita, ovvero apparecchi elettronici che pur essendo diffusissimi nelle famiglie, non tutti hanno a disposizione. Sono stati moltissimi gli studenti che, almeno durante i primi mesi di lockdown, si sono dovuti adattare come meglio potevano alle nuove esigenze. Fortunatamente però, le istituzioni hanno messo a disposizione bonus economici per agevolare l’acquisto di apparecchiature elettroniche e alcune scuole hanno dato la possibilità agli studenti che ne facevano domanda di ricevere dei computer per lo svolgimento delle lezioni online. Anche per quanto riguarda la connessione alla rete internet sono stati riscontrati problemi dalla maggior parte degli studenti, soprattutto a causa del fatto che spesso la connessione “saltava”, non permettendo loro di seguire le lezioni. Bisogna considerare anche la questione relativa ai luoghi in cui uno studente faceva, e fa tutt’ora, lezione a distanza. L’ambiente casalingo non sempre permette l’isolamento necessario per raggiungere il grado di attenzione di cui si ha bisogno per seguire una lezione. Inoltre la didattica a distanza ha delle gravi ripercussioni sullo studente stesso, sia dal punto di vista fisico per l’elevata e continua esposizione agli apparecchi elettronici, sia dal punto di vista delle relazioni sociali che di colpo si sono azzerate aumentando l’isolamento dei giovani da una parte e, secondo molti esperti, accrescendo anche la loro “aggressività”. Durante il periodo di lockdown mi fermavo molto spesso a pensare a come doveva essere difficile la situazione per i bambini delle scuole dell’infanzia o delle primarie che si sono visti da un giorno all’altro separati dai loro compagni, spesso senza neanche comprenderne appieno la motivazione.

Per loro deve esser stato duro capire il perché non potevano più giocare insieme, abbracciarsi, mangiare insieme e fare tutte quelle azioni di gruppo che durante la crescita sono di fondamentale importanza per lo sviluppo cognitivo del bambino stesso. Insomma, i problemi della DAD sono moltissimi. Però essendo in corso una pandemia globale questi erano, giustamente, di minore entità rispetto a quelli legati alla salute delle persone o all’economia di un paese. Inoltre, dato che per le scuole si trattava della prima esperienza con la didattica a distanza e dunque era una novità per professori e studenti, le problematiche riscontrate erano giustificabili. Nonostante ciò penso che la DAD sia stata fondamentale per noi studenti perchè ci ha permesso comunque di continuare il nostro percorso formativo, e in alcuni casi anche di chiudere il ciclo di studi (esami di maturità, tesi di laurea…).

Personalmente, però, speravo che con il nuovo anno scolastico si potesse ritornare a quella che era la nostra quotidianità … ma purtroppo così non è stato. A circa un mese dall’inizio delle scuole queste sono state chiuse nuovamente. Ed ecco che è ricominciato l’uragano di problemi che è la DAD. La difficoltà questa volta è legata, oltre che alle nuove ondate pandemiche che si stanno susseguendo, anche alle misure che il governo ha preso nei confronti della scuola. Giustamente si è cercato di migliorare la situazione all’interno delle aule fornendo nuovi banchi singoli, ma non si è preso in considerazione il problema legato ai trasporti. I mezzi pubblici, infatti, durante l’anno scolastico sono i mezzi prediletti dagli studenti, in particolar modo da coloro che frequentano le scuole superiori. Spesso i mezzi presenti hanno dimensioni troppo piccole rispetto al numero effettivo di passeggeri ed è qui che il problema sorge in un’epoca di pandemia. Oggi non ci si può più permettere di vedere autobus o treni pieni di persone, sarebbe un rischio troppo elevato per la comunità. Ed è questa la ragione per la quale oggigiorno sono le scuole superiori a pagarne le conseguenze. Studenti di scuole elementari e di scuole medie proseguono, con le dovute misure, il loro percorso di istruzione in presenza, mentre noi studenti delle superiori continuiamo con la Didattica a Distanza totale o parziale. I problemi sopra elencati, oltre ad essere quelli che ho riscontrato personalmente, sono quelli che, confrontandomi con diversi miei coetanei, sono più comuni. La rinuncia alla quotidianità che era la vita scolastica è stata per me molto dura. Non poter frequentare la scuola significa non poter apprendere nel modo più completo, non poter socializzare con i compagni di classe o con i vecchi amici che si incontrano durante il tragitto che si percorre per andare da casa a scuola. Non seguire le lezioni in presenza significa anche non avere quel rapporto diretto con il proprio insegnante che spesso, anche semplicemente guardando i nostri volti, riesce a capire se quanto appena spiegato è stato compreso oppure se è necessario fare un ulteriore approfondimento. Inoltre temo che, se perpetuata nel tempo, la didattica a distanza possa essere la causa di una minore responsabilizzazione degli studenti di oggi che saranno i futuri cittadini attivi del Paese di domani. Questo perché con la DAD è molto più facile fare delle verifiche o delle interrogazioni e dunque chi approfitta in questo modo della situazione non imparerà mai ad assumersi la propria responsabilità per il fatto di non aver studiato. La semplice responsabilità per un atteggiamento corretto nei confronti dello studio e della scuola, che si acquisisce con la presenza in classe, penso che sia alla base della responsabilità individuale di ogni persona adulta. Quando ho saputo che a settembre 2020 la scuola sarebbe ricominciata in presenza ero entusiasta, perché finalmente si ricominciava veramente.

Dal momento in cui hanno richiuso le scuole, però, questo sentimento è mutato completamente. Con l’anno nuovo abbiamo ripreso con una didattica in presenza al 50% che però ha comportato una separazione della classe. Per adesso sembra che questo metodo sia efficace e riesca a permettere agli studenti di frequentare la scuola in sicurezza, anche se viviamo con l’incertezza del domani. Questo perché se i dati relativi alla pandemia dovessero peggiorare, la prima a chiudere sarebbe la scuola. Spero che con il passare delle settimane la percentuale di studenti in presenza possa aumentare per permettere a ognuno di noi di rivedere i propri compagni di classe, perché per noi la scuola oltre ad essere istruzione è anche socialità!

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