QUIRINALE: NON E’ UNA POLTRONA PER DUE  di Riccardo Campanini

di Riccardo Campanini

Ci sono buone possibilità che questa prima newsletter del 2022 sia anche l’ultima prima dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. In questi giorni, anzi in queste ore i partiti sono infatti alla ricerca di un nome che dal prossimo 24 gennaio possa superare il quorum (i 2/3 per le prime tre votazioni, la maggioranza assoluta per le successive) previsto dalla nostra Costituzione per la designazione del Capo dello Stato da parte di due rami del Parlamento e dai rappresentanti delle Regioni. Non è naturalmente il caso di entrare nel “totonomi” che già da diverse settimane sta dilagando sui mezzi di comunicazione vecchi e nuovi. C’è però in questa ridda di ipotesi su possibili candidati – alcune fondate, altre decisamente fantasiose- un dato che sorprende e che va sottolineato: il fatto cioè che, tolti Mattarella e Draghi , che sembrano godere di un prestigio e di un’autorevolezza indiscussi, tutti gli altri nomi appaiono “deboli” o addirittura non all’altezza del compito a cui verrà chiamato il nuovo Capo dello Stato. Anche a sentire diversi esponenti politici parrebbe proprio che quest’ultimo non possa che essere o il Presidente della Repubblica uscente o quello del Consiglio in carica.     A parziale spiegazione di queste perplessità nei confronti di tutti gli altri possibili candidati vi è l’indubbia circostanza che – come si dice da più parti – questa elezione cade in un momento di particolare gravità e difficoltà, viste da una parte la perdurante pandemia e le misure emergenziali ad essa connesse e dall’altra la circostanza che il Governo in carica è appoggiato da forze politiche eterogenee e spesso in forte disaccordo tra loro . Di conseguenza il compito del futuro Capo dello Stato sarà tutt’altro che semplice e non potrà certo limitarsi al ruolo di “arbitro” e men che meno di semplice “notaio”. Ma in realtà situazioni “di emergenza” analoghe o addirittura peggiori si sono già verificate in passato: basti pensare al 1978, quando Pertini venne eletto poche settimane dopo l’assassinio di Aldo Moro, o al 1992, allorchè l’elezione di Scalfaro avvenne a ridosso della stragi mafiose di Capaci e di via D’Amelio e con i voti di un Parlamento indebolito e screditato dalle inchieste di Tangentopoli. In entrambi i casi vennero quindi scelte due figure autorevoli ed esperte, ma certo meno note e in secondo piano rispetto ai vari leaders dei partiti di allora, che riuscirono a guidare il Paese oltre l’emergenza iniziale.

C’è insomma dell’altro in questa scarsa considerazione di cui paiono godere tanti dei nomi che circolano in questi giorni: si tratta, probabilmente, di una delle conseguenze di quel discredito generalizzato della classe politica che è ormai “luogo comune” da diversi anni e che, ingiustamente, mette sullo stesso piano politici seri, preparati e onesti assieme ad altri assai meno ineccepibili. Proprio in queste ore l’Italia e l’Europa piangono la prematura scomparsa del Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, ricordandone le grandi qualità umane e morali e la capacità di svolgere con autorevolezza e ed equilibrio l’importante incarico al quale era stato designato. Ma, senza voler ovviamente sminuire le sue qualità davvero rare, quanti altri bravi politici ed amministratori si impegnano ogni giorno con passione e competenza senza che il loro servizio a favore del bene comune venga riconosciuto e apprezzato?

Prima di concludere una doverosa (ma forse superflua) precisazione: trai i tanti che, fino a prova contraria, potrebbero degnamente ricoprire la carica di Capo dello Stato non  va certo annoverato quel leader politico che, solo per citare alcune circostanze, è stato condannato in via definitiva per reati fiscali, ha definito i magistrati “antropologicamente diversi”, ha dichiarato il falso ad un pubblico ufficiale sostenendo che una ragazza marocchina (allora minorenne) fosse la “nipote di Mubarak”. Per capirlo, e trarne le logiche conseguenze, bastano un po’ di ragionevolezza e di buon senso, senza bisogno di scomodare l’intervento dello Spirito Santo, che, come noto, è assicurato solo per le elezioni sull’altra sponda del Tevere.

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