Parma-Roma, qualcosa in comune?

di BorgoAdmin

 

Esattamente 20 dopo, Parma torna protagonista della politica nazionale a partire dalla propria esperienza amministrativa: allora (1998) fu la vittoria di Ubaldi e della sua “Civiltà parmigiana” a conquistare le prime pagine dei notiziari; oggi è il varo di “Italia in Comune”, il Partito dei Sindaci promosso da Pizzarotti e tenuto a battesimo nella nostra città, a far notizia, sia pure in – inevitabile – secondo piano rispetto alla preoccupante situazione postelettorale e alla sua  perdurante impasse.

Ma per valutare meglio il significato, almeno potenziale, di questa iniziativa è necessario uscire per un attimo dalla dimensione cittadina e andare ancora un po’ più indietro nel tempo:, la prima volta che i Sindaci balzarono alla ribalta non solo, e non tanto, come amministratori locali quanto come (potenziali) protagonisti della politica nazionale fu nei primi anni ’90, agli albori della cosiddetta II Repubblica, quando  – grazie al nuovo sistema di elezione diretta del Sindaco – si affacciarono prepotentemente alla ribalta una serie di primi cittadini, sopratutto di centro-sinistra, destinati a diventare tra i protagonisti della scena politica negli anni successivi (Rutelli, Bassolino, Cacciari, tanto per citarne alcuni); e anche allora si fece largo l’idea di poter “trapiantare” a Roma le buone esperienze amministrative locali – suggestione che però non resse alla prova dei fatti ( infatti nessuno di quei Sindaci riuscì a “traslocare” a Palazzo Chigi. Ci riuscì invece Renzi, ma vent’anni dopo e in un contesto politico profondamente diverso).

Oggi il “partito dei Sindaci” riprende idealmente quel tentativo, con il vantaggio, rispetto ad allora, che la politica nazionale è oggi in una crisi profonda e apparentemente senza vie di uscita, almeno in tempi brevi., e quindi vi è sicuramente maggiore spazio per  nuove forma di rappresentanza dei cittadini Ciò non toglie però che anche stavolta le incognite e i punti interrogativi non manchino; in particolare, la maggiore debolezza di questa proposta  sta, paradossalmente, proprio nella “forza” della dimensione locale che, non da oggi (verrebbe da dire da quasi 1000 anni, se si pensa alla nascita e all’affermazione dei liberi Comuni) rappresenta il livello di eccellenza della politica italiana, ma che, per sua stessa natura, è variegato e composto da esperienze molto diverse e difficilmente unificabili. Anzi, una dei maggiori problemi che il livello centrale di governo incontra nella sua azione è proprio la difficoltà a conciliare la necessaria uniformità delle decisioni a livello nazionale con l’altrettanto necessario adeguamento di tali scelte alle mille diverse situazioni locali (basti solo pensare alle differenze tra Nord e Sud, tra grandi città e piccoli paesi…).

Ciò non toglie tuttavia che questa inedita esperienza, promossa da quei Sindaci che non si riconosco negli schieramenti nazionali,  vada guardata con attenzione, se non altro per il fatto di essere nata ufficialmente nella nostra città: il movimento dei Sindaci è ormai “partito”, e chissà se e dove arriverà…

 

Riccardo Campanini

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