L’ecumenismo e il dialogo interreligioso a Parma nel dopo Concilio

di BorgoAdmin

Una serata intensa, ricca di stimoli e di partecipazione, preparata nel profondo raccoglimento della Preghiera alla chiesa di Ognissanti con il Coro Ecumenico di Parma. Un gruppo di giovani musicisti avventisti, metodisti e cattolici con la guida di Laura Caffagnini che hanno invocato con noi e per noi lo Spirito, hanno cantato inni della diverse chiese, hanno concluso con la benedizione gaelica “Che la strada venga incontro a te”.

Con l’animo così sollevato, perché in tema di bilanci sull’ecumenismo a 50 anni dal Concilio, questo Coro è già un frutto anticipato, dopo un momento conviviale al Borgo, abbiamo seguito le relazioni dei  tre amici esperti. Dapprima Franco Ferrari, attualmente  presidente dell’Associazione “I Viandanti”, caporedattore di Missione Oggi, una vita di impegno ecclesiale e  per l’unità dei cristiani. Parla infatti come un cristiano che si è sentito interpellato dallo scandalo delle divisioni delle chiese  e ripercorre la storia del movimento ecumenico moderno, che nasce in ambiente protestante nel 1910 con il Consiglio internazionale missionario, cui fa seguito l’impegno di “Vita e azione”, sollecitato dallo scandalo della guerra tra cristiani in Europa, e di “Fede e costituzione” che inizia un lavoro teologico per ritrovare l’unità, per dar vita al Consiglio ecumenico delle Chiese nel 1948.

 

La rigida chiusura della chiesa cattolica verrà superata  dal Concilio con il decreto Unitatis redintegratio e con i passi nelle Costituzioni dove si afferma l’ammissione della responsabilità della Chiesa per le divisioni, il riconoscimento della comunione per tutti coloro che credono in Cristo ed hanno ricevuto il battesimo, la Chiesa come società chiamata continuamente dal suo fondatore  a riformarsi e soprattutto che la Chiesa di Cristo “sussiste” nella chiesa cattolica e quindi è presente anche nelle altre chiese.

Nei 50 anni del dopo concilio si individuano quattro filoni dell’ecumenismo:

-ecumenismo spirituale  con la settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani perché l’unità è ritrovata solo se Cristo ci aiuta;

– ecumenismo della carità, rafforzato dagli incontri al massimo livello delle chiese; Paolo VI e Athenagora, Giovanni Paolo II all’apertura dell’anno santo con il Primate anglicano e il Patriarca ortodosso, il Direttorio del 1993 per l’applicazione dei principi dell’ecumenismo:

– ecumenismo teologico-dottrinale con i Dialoghi dei rappresentanti della Chiesa cattolica con il Consiglio Ecumenico delle chiese.

Delinea quindi i modelli di unità possibili: dall’unità organica, che definisce ideale e metastorica, alla comunione conciliare con l’obiettivo di una grande assemblea per verificare l’unità raggiunta, alla diversità riconciliata, che ha prodotto la Dichiarazione luterana –cattolica sulla giustificazione nel 1999 ed infine  alla Chiesa cattolica come comunione di chiese diversificate dove il Vescovo di Roma esercita il ministero dell’unità.

Anche a Parma il movimento ecumenico si sviluppa in particolar modo con l’attività del Sae, con la Settimana di preghiera per l’unità, con l’attenzione del settimanale Vita Nuova ai temi ecumenici; il Vescovo Mons. Cocchi dà quindi nuovo impulso con il XXI Sinodo Diocesano, con la nomina della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, con la pubblicazione a cura dell’IISR del libro di Massimo Montani, “Chiese, sette e religioni a Parma”, con la concessione alla comunità greco-ortodossa del co-uso della chiesa di S. Maria Maddalena, con lo “scambio dell’ambone” nelle settimane per l’unità. Nel 2004 viene costituito il Consiglio delle Chiese cristiane di Parma e  da ultimo nel 2011 viene concesso alla comunità ortodossa etiope il co-uso della chiesa di S.Pietro di Alcantara.

Onelia Ravasini, responsabile e fondatrice del gruppo Sae di Parma, racconta con ricchezza di particolari anche autobiografici,  la nascita di questa associazione interconfessionale di laici, impegnati per l’ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo ebraico-cristiano, che trae origine dalla iniziativa  a Venezia di Maria Vingiani nel 1947. Con il sostegno del Movimento dei Laureati Cattolici  Onelia Rvasini  promuove incontri di formazione ecumenica nella sede di P.le Santafiora  con interventi di esperti cattolici, evangelici, ortodossi ed ebrei

Il gruppo ecumenico si trasforma quindi in gruppo Sae, cui partecipano anche persone  appartenenti ad altre associazioni come Rinascita Cristiana ed ha la collaborazione come “amici” di presbiteri cattolici, pastori, religiosi e religiose. Fin dall’inizio il gruppo Sae cercò di avviare rapporti con le altre chiese presenti a Parma e con la comunità ebraica promuovendo i primi incontri per la giornata del dialogo ebraico-cristiano e per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che successivamente vengono organizzate dalla Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo d’accordo con le altre comunità.

Il Gruppo Sae continua la propria attività con incontri periodici dei soci aperti a tutti, in cui si studiano i documenti ecumenici, a cominciare da quelli conciliari, gli accordi che vengono stabiliti tra le chiese come è avvenuto per l’accordo sulla Giustificazione tra Cattolici e Luterani e per la Carta ecumenica per l’Europa. Oltre agli incontri di studio e alle manifestazioni pubbliche l’impegno del Sae è rivolto anche agli incontri nelle scuole in collaborazione con gli insegnanti di religione ed alla concessione di borse di studio per far partecipare giovani, insegnanti, religiosi o laici delle diverse chiese alla Sessione di formazione del Sae nazionale. Così come diffonde le notizie ecumeniche e di dialogo anche mediante il sito collegato a quello nazionale Saeparma.gruppisae.it.

Il terzo relatore è Luciano Benoni Mazzoni , fin dagli anni 60 impegnato in ambito ecumenico, vice presidente dell’Associazioni italiana Teilhard de Chardin, coordinatore del Forum interreligioso “4 ottobre” di Parma. Studioso di teologia spirituale e di antropologia religiosa con un lungo curriculum di studi accademici.

Il discorso sul dialogo interreligioso pone soprattutto un problema di approccio e la trattazione richiede una ripartizione iniziale in due parti distinte: Il dialogo con l’ebraismo e quello con le altre religioni. Premette che per noi occidentali è difficile affrontare i problemi del dialogo se non abbiamo consapevolezza della diversità di culture e di linguaggio; la maggior parte del mondo ha infatti un’altro concetto della religione che dovrebbe essere considerata come categoria culturale e sottoposta ad una quadruplice critica (biblica-teologica-scientifica-interculturale). . Altro aspetto da approfondire nel rapporto tra cristianesimo ed ebraismo è quello della genesi del “proto scisma”, il primo di tutta la storia delle religioni che il Cardinal Martini considera come modello di tutti gli scismi in ambito cristiano e sul quale la ricerca ebraica ha dato un contributo notevole mettendo in rilievo documenti che i cattolici ignoravano.

Mazzoni ricorda quindi i passaggi dei documenti conciliari in cui si evidenziano aperture al dialogo ma anche criticità: come nella Dei Verbum , nella Gaudium et spes, nella Nostra Aetate, nel decreto Ad Gentes, scoprire e rispettare quei germi del Verbo che in essi si nascondono”; la Dignitatis Humanae infine ribadisce il diritto alla libertà sociale e civile in materia religiosa affermando che la”dottrina della libertà religiosa affonda le sue radici nella Rivelazione”.

Passa quindi ad approfondire il tema del dialogo con l’ebraismo, rilevando che contrariamente a quanto si ritiene comunemente, il distacco dagli ebrei è avvenuto molto lentamente, (fino al IX secolo in alcune zone è continuata la convivenza il sabato in sinagoga) mentre avveniva una lenta graduale emarginazione della chiesa di Gerusalemme giudeo-cristiana. Un ruolo importante ha avuto la riforma protestante con il recupero di alcune tradizioni ebraiche, del canone biblico e l’avvio dello studio scientifico delle scritture.  In Italia vanno considerati i contributi dei movimenti cristiani filo-ebraici, quello del “movimento noachide”, le amicizie ebraico cristiane  con l’annuale appuntamento ai Colloqui di Camaldoli. Il messaggio principale della Nostra Aetate  è quello del “popolo di Dio spiritualmente legato alla stirpe di Abramo” , la Chiesa è il nuovo popolo di Dio ma “Ebrei né rigettati né maledetti”.

Il Vaticano II afferma quindi il modello del compimento e la teologia della sostituzione. Gli sviluppi in questi anni avvengono sul piano degli studi biblici e della riscoperta della Bibbia ebraica, così come gli studi ebraici su Gesù, come pure risaltano dai gesti  e dalle parole di Giovanni Paolo II che nel 1986 visita la Sinagoga a Roma., che afferma “l’alleanza mai revocata”,  che indice il Sinodo mondiale sulla Parola di Dio con relatori ebraici, la Giornata del dialogo ebraico-cristiano con il ciclo sulle 10 parole; ed ancora la rivista QOL (1988) e il gruppo misto Teshuva (card.Martini). A Parma va ricordata l’attività del gruppo Sae, il gruppo danza Selah (1983), i cicli in Sinagoga e Museo di Soragna, la prima edizione pubblica Suddot (2010) e Hannukkah (2011).

Passando a trattare il dialogo con le altre religioni, rileva come la Nostra aetate sia ormai datata, privilegi solo l’Islam ignorando  due altre fedi speciali, quella antichissima dei Mandei (seguaci del Giovanni Battista) e quella più recente del Baha’ì. Del secolo scorso vanno ricordati i processi di inculturazione della fede, le missioni per la “vera religione”, la ricerca teologica cattolica tardiva rispetto alle scienze antropologiche, il lento e tardo avvio in Italia di forme di dialogo a fronte  dell’impatto delle immigrazioni.

Fra gli sviluppi positivi l’attività del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, la Redemptor hominis di Giovanni Paolo II, gli incontri di Assisi, la Giornata del dialogo cristiano-islamico, il Meeting del movimento focolari e Comunità di S.Egidio: religioni per la pace, la Settimana per l’armonia  tra le religioni  dell’Onu 2011, il 1° tavolo interreligioso del 1988, la Conferenza permanente “Religioni, cultura e integrazione”.

A Parma , fatti da ricordare, dal 2004 la pagina Fedi su Vita Nuova, nel 2006 il centenario della Cattedrale con la mostra in Biblioteca Palatina e il Forum interreligioso 4 ottobre, le veglie per la Birmania e la pace, il ciclo della Biblioteca Alpi sulle feste religiose, la questione Moschea.

Concludendo Mazzoni rileva fra le questioni aperte ma importanti per uno sviluppo del dialogo, la nascita delle teologie delle religioni con il superamento dei modelli della tolleranza, dell’inclusivismo, della accettazione , della reciprocità verso  una visione cosmica della rivelazione.

Infine l’invito  a cogliere il suggerimento di Panikar per una seria interrogazione sulla propria fede per liberarla dalle incrostazioni culturali.

Graziano Vallisneri

Dall'ultimo numero di BorgoNews

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