La speranza che viene dal Sinodo

di BorgoAdmin

Dal 7 al 28 ottobre si è svolto a Roma il Sinodo dei Vescovi dedicato al tema della nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana nel mondo contemporaneo, un mondo che muta rapidamente e che richiede ai cristiani un “aggiornamento”, per usare l’espressione coniata dal papa del concilio, Giovanni XXIII.

Presenti 262 Padri sinodali in rappresentanza di 114 Conferenze episcopali di tutto il mondo, 4 i Vescovi italiani : Forte, vescovo di Chieti, Betori di Firenze, Scola di Milano e Bagnasco di Genova.

 

Proprio per mantenere viva l’esperienza del Concilio Vaticano II, Paolo VI nel 1965 ha istituito questa forma collegialità dei Vescovi con il compito di aiutare con i suoi consigli il Papa nel governo della Chiesa universale.

Oltre 400 sono stati gli interventi, tanti i contributi anche degli invitati, dei delegati di altre Chiese e comunità ecclesiali, sia nell’assemblea generale che nei 12 circoli minori o linguistici.

Nel messaggio finale 58 “propositiones”, proposte che Benedetto XVI potrà considerare per la Esortazione apostolica post sinodale che preparerà nei prossimi mesi.

Le proposte toccano un’ampia gamma di temi – la secolarizzazione, il ruolo del Concilio Vaticano II, i diritti umani, la liberta’ religiosa, le migrazioni, la dottrina sociale della Chiesa, i catechisti, la teologia, la poverta’, la pieta’ popolare, il ruolo dei nuovi movimenti, la scienza, fino al dialogo ecumenico e a quello con l’islam. Il tutto alla luce del fenomeno della secolarizzazione che, intiepidendo la fede nelle zone di antica cristianizzazione, e’ stata il vero motivo che ha reso necessario il Sinodo.

Al punto 48 si affronta anche il tema, molto discusso durante il Sinodo, dei divorziati risposati e delle famiglie ”irregolari” e sono state espresse parole di speranza e di bontà .’La nuova evangelizzazione deve cercare di affrontare significativi problemi pastorali attorno al matrimonio, il caso dei divorziati e risposati, la situazione dei loro figli, il destino delle spose abbandonate, le coppie che vivono al di fuori del matrimonio e la tendenza nella societa’ a ridefinire il matrimonio”.

Nella relazione di sintesi sono state però lasciate in ombra questioni che pure erano emerse negli interventi in aula: il ruolo della donna nella chiesa, la riforma delle strutture ecclesiali e la povertà della Chiesa.

Enzo Bianchi, chiamato da Benedetto XVI come esperto, al termine dei lavori, fa una valutazione complessivamente positiva del sinodo soprattutto per il clima di comunione che ha riunito voci, esperienze, problemi delle chiese di tante parti del mondo. Certo, commenta, per la chiesa cattolica e per le chiese cristiane questo tempo sta sotto il segno della crisi: nelle terre di antica cristianità la trasmissione della fede conosce fatiche e intoppi, la chiesa registra una diminuzione di membri e di vocazioni al suo interno e, in una società segnata dalla secolarizzazione, appare a volte minoritaria, periferica, marginale.. In occidente il cristianesimo è ormai una via religiosa tra le altre e l’indifferentismo della società consumistica mette in affanno i cristiani che vorrebbero aiutare il cammino di umanizzazione attraverso l’annuncio stesso del vangelo. Ma la chiesa è veramente mutata in questi ultimi cinquant’anni: non più ostilità verso gli “infedeli”, ma dialogo, comune responsabilità per il bene della società, ricerca di pace tra le religioni, libertà di coscienza, affermazione della necessaria “ragione umana” in ogni dottrina religiosa..

La chiesa non vuole promuovere un proselitismo che imponga il vangelo o seduca gli uomini, ma vuole che la buona notizia possa essere ascoltata da tutti, perché ogni essere umano ne ha il diritto. Per questo si impegna a evangelizzare innanzitutto se stessa e quindi a offrire una vita che abbia senso, un messaggio che affermi che l’amore vissuto può vincere la morte. Ma la chiesa nella sua opera evangelizzatrice è consapevole che il mondo non è un deserto, un vuoto senza bene e senza valori, bensì un mondo in attesa di risposte adeguate, un mondo ogni giorno abitato e plasmato dall’uomo che è sempre un figlio di Dio, una creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio, dunque capace del bene, anche se a volte il male la ferisce e la rende disumana. Per annunciare il vangelo, i cristiani devono allora ascoltare il mondo, conoscerlo, leggerne le gioie e le sofferenze e, soprattutto, discernere in esso i “poveri”, gli ultimi, le vittime del potere e di quanti dispongono della ricchezza e non si curano degli altri. Se Gesù ha dichiarato di essere venuto a portare la buona notizia del vangelo ai poveri, la chiesa non può fare altrimenti perché, al seguito del suo Signore, è chiamata a essere innanzitutto chiesa povera e di poveri.

L’evento del sinodo, conclude Bianchi, ormai “ordinario” nella vita della chiesa cattolica, ha dato un messaggio di speranza ai fedeli, ma ha anche indicato a quanti non appartengono alla chiesa e se ne proclamano estranei che i cristiani che vivono in mezzo a loro partecipano senza esenzioni alla costruzione di una convivenza più umanizzata e sanno di dover essere portatori di fiducia e di speranza. La chiesa è impegnata più che mai nel dialogo con la post-modernità, nella consapevolezza che ciò che le risulta faticoso – ma che costituisce la sua opera più propria – è vivere il vangelo: questo il mandato ricevuto da Gesù. Realizzare il vangelo è compito sempre arduo, a volte appare persino impossibile, eppure ai cristiani questo solo è richiesto se vogliono assolvere l’unico vero debito che hanno verso tutti.

 

Graziano Vallisneri

grazianovallisneri@tin.it

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