Il post-Concilio a Parma

di BorgoAdmin

Mercoledì 10 giugno alle 17, presso la sede de “Il Borgo”, verrà presentato il nuovo libro di Giorgio Campanini “Dall’Unità d’Italia al post-concilio. Vicende e figure del cattolicesimo parmense” edito da Diabasis. Anticipiamo per i lettori del Borgonews il paragrafo dedicato a “Il post- Concilio: un difficile bilancio”.

Più complessa è la questione dell’approccio alla contemporaneità rappresentata, anche per la Chiesa parmense, dall’analisi dei mutamenti intervenuti nella vita della Chiesa (e della società), ma anche nelle forme di religiosità, a partire da quella popolare, dopo il concilio Vaticano II. Un primo tentativo di bilancio era stato tentato alcuni anni fa dal circolo culturale V. Bachelet, costituito da un gruppo di intellettuali nell’intento di favorire una più puntuale riflessione culturale sul post-Concilio; ma quell’iniziativa finì per arenarsi nelle secche di un contesto ecclesiale, almeno allora, insufficientemente attento a queste problematiche. Mentre è augurabile che il lavoro compiuto da quel circolo culturale non vada perduto eressi consegnato, per quanto possibile, alla memoria collettiva della città, si pone il problema di ricostruire, nella prospettiva del terzo millennio cristiano, il significato che quell’avvenimento ha avuto per la città. Potrebbe essere questa, oltretutto, l’occasione per fare il punto sulla importante e complessa personalità di Evasio Colli (un Vescovo che ha segnato la vita ecclesiale della città fra gli anni ’30 e gli anni ’60), del quale manca ancora una vera e propria biografia, essendo stato praticamente lasciato passare sotto silenzio il centenario della nascita.(1883-1983).

 

Una simile ricerca ben si inserirebbe nel progetto culturale che la Chiesa italiana ha avviato, e che non può non avere una sua espressione, e una sua risonanza, anche in sede locale. E’ infatti importante valutare che cosa abbia significato per la Chiesa parmense il Concilio Vaticano II; esplorare quali fermenti, e anche quali tensioni e contestazioni, esso abbia suscitato; analizzare quali siano le linee seguite dalla cultura cattolica e dalla pastorale nei decenni successivi alla conclusione della grande assise della Chiesa universale; tracciare un bilancio delle nuove forme di rapporto fra Chiesa e società civile che, a livello locale, sono state sperimentate dopo il Concilio dando luogo ad un clima generale che, se non propriamente irenico, cero non conosce più le tensioni che avevano caratterizzato questo rapporto negli anni ’40 e ’50.

Occorre per altro riconoscere che la storiografia di ispirazione cattolica a Parma sta incontrando non poche difficoltà nel suo sviluppo, per una serie di ragioni che vanno dal rarefarsi delle vocazioni sacerdotali e religiose al trasferimento della formazione dei seminaristi nella vicina Reggio Emilia. Parma cattolica si è certamente impoverita, nell’ultimo ventennio, e l’apporto dei laici (in verità non sempre adeguatamente sostenuti) è stato relativamente modesto. Il campo degli studi storici (per i contributi seri e rigorosi che ne sono venuti negli ultimi decenni) sta tuttavia ad attestare quanto importante sia stata la collaborazione fra sacerdoti e laici e quali frutti possano derivarne ad una migliore conoscenza della realtà della Chiesa. Se dunque molti campi sono stati dissodati, altri terreni di ricerca rimangono ancora inesplorati, e la loro rivisitazione potrebbe rappresentare l’obiettivo da perseguire nel prossimo futuro.

Giorgio Campanini

Dall'ultimo numero di BorgoNews