IL DIALETTO NELL’ERA DEL COVID  di Aldo Pesce, Direttore della compagnia teatrale “Nuova Corrente”

di Riccardo Campanini

Questa seconda ondata  di pandemia, darà il colpo definitivo al teatro dialettale, e al dialetto?

Noi, che amiamo il nostro dialetto , ci auguriamo non sia così.  Il teatro dialettale, già pesantemente colpito, dalla crisi economica; che ci aveva fatto reagire , formando l’Associazione :” Insemma par recitär “ con le compagnie : La Duchessa, La Famja Pramzana e I Guitti di Veneri, e naturalmente la nostra Nuova Corrente. Avevamo cominciato ad organizzare spettacoli in proprio, visto la scarsa attenzione degli enti e dei teatri verso il teatro dialettale: quando la prima ondata del Covid ci ha messo in ginocchio. Ci si stava pian pianino riorganizzando , ma poi questa seconda ondata  ci ha nuovamente stesi. Nuova Corrente dovrà dare un addio a 55  anni di attività teatrale? Anni di ricerca,  di innovazione, uso del dialetto per mettere in scena capolavori come: Pelagrama da Avaro di Moliere o Patanflan Picaja da Le allegre comari di Windsor di Shakespeare . Altri autori come: Feydeau, Bisson, Fo, Machiavelli e tanti altri; per portare nel teatro dialettale commedie d’autori immortali. Il nostro esempio , negli ultimi anni, è stato seguito anche da altre compagnie con ottimi risultati.

Ma non è solo il teatro ad essere in crisi, è anche il nostro dialetto e le nostre usanze e tradizioni. E qui il Covid c’entra parzialmente. Tutti gli amanti e i diffusori del dialetto, fanno un po’ fatica , ma qualcosa riescono a fare. Eccetto i teatranti, vuoi per mancanza di mezzi: non hanno le competenze e la possibilità tecnica ed economica per lo “streaming” , o meglio per trasmissione in video, vuoi per la mancanza di proposte da enti o da teatri attrezzati. Il dialetto, soprattutto ,ma anche la nostra bella lingua nazionale, si sta perdendo pian pianino, l’uso continuo degli inglesismi, anche nei decreti ufficiali dello stato. Perché : lockdown ? avevano paura i nostri governanti che gli italiani non capissero parole come : confinamento o chiusura? O è più chic?

E anche vero che tutti gli invasori o dominanti , vuoi in campo militare che politico-economico, hanno lasciato tracce nell’idioma delle popolazioni del loro dominio. Nel nostro dialetto i celti, i francesi, gli austriaci e anche gli spagnoli. Ma non siamo più in quei tempi, dobbiamo difendere le nostre radici culturali, che nei dialetti hanno una grande rilevanza ed importanza. Capisco l’importanza di studiare le lingue, ci mancherebbe altro, ma non a scapito della nostra e dei nostri dialetti. Bisognerebbe, il dialetto, portarlo nelle scuole, non come evento speciale o curiosità, ma come materia curriculare, cominciando dalle elementari. Sarebbe anche un buon viatico per l’integrazione dei bambini stranieri. Io che sono di una generazione, obbligata , a scuola , a  non esprimersi in  dialetto. Ma allora era importante che tutti imparassero l’italiano; come idioma nazionale che ci unisse tutti, una piccola scappatoia ce la donava il nostro maestro Orazio Campanini: facendoci leggere le poesie di Renzo Pezzani. Ma tornando al teatro, se non ci aiutano a trovare una strada per risorgere, e qui faccio un appello alle istituzioni e agli enti culturali, il teatro dialettale, che comunque dovrà rinnovarsi e reinventarsi, rischia di scomparire, e sarà un danno per la nostra cultura.  Nuova Corrente,che essendo in affitto ha spese maggiori delle altre compagnie;  nel suo piccolo ha già lanciato un appello tempo fa, pubblicando sulla sua pagina face book l’ IBAN della compagnia e alcuni dei nostri affezionati estimatori ci hanno dimostrato, nel limite delle loro possibilità, l’affetto e l’amore verso di noi e il teatro dialettale in generale.

Dall'ultimo numero di BorgoNews