Il corpo nell’esperienza estetica. Una prospettiva neurobiologica

di BorgoAdmin

Riportiamo di seguito il programma di sala della Conferenza tenuta lo scorso 26 settembre dal prof. Gallese nell’ambito del ciclo di incontri “Parma Cultura”.

Le neuroscienze cognitive oggi sono in grado di contribuire in modo decisivo ad affrontare temi come l’espressione simbolica, l’arte e l’estetica, fino a non molto tempo fa prerogativa esclusiva delle scienze umane. Questi contributi saranno tanto più efficaci quanto più neuroscienze e scienze umane riusciranno a stabilire non solo un dialogo ma anche una fattiva collaborazione su queste tematiche di comune interesse. Per comprendere la condizione umana non possiamo limitarci a studiare il cervello da solo, ma dobbiamo contestualizzarlo alla corporeità e all’ambiente sociale in cui manifesta le sue caratteristiche funzionali. Le neuroscienze cognitive possono utilmente inserirsi in questo dibattito alla luce di recenti scoperte che hanno letteralmente rivoluzionato il nostro modo di concepire la percezione. I sistemi sensoriali e motori non appaiono dedicati a ricevere input esclusivamente da una specifica modalità, ma si rivelano multimodali: gli stessi neuroni rispondono a più modalità sensoriali. L’elaborazione della sensibilità tattile non è confinata alla corteccia somatosensoriale, ma altre regioni del cervello, che tradizionalmente si pensava fossero subordinate a modalità sensoriali diverse dal tatto, come la visione o l’udito, sono in realtà coinvolte anche nella processazione di stimoli tattili. Analogamente, il sistema motorio è dotato di proprietà multisensoriali, contenendo neuroni che percettivamente rispondono a stimoli visivi, uditivi e somatosensoriali. I neuroni specchio ne costituiscono un esempio paradigmatico. Movimento, tatto, propriocezione, udito e olfatto sono crucialmente coimplicati ogni volta che rivolgiamo il nostro sguardo sul mondo. Da ciò discende la necessità di ripensare profondamente il rapporto tra espressione simbolica e comprensione estetica. Dobbiamo guardare all’estetica da una prospettiva che metta al centro la dimensione antropologica e i suoi sostrati neurobiologici, focalizzandoci sul rapporto tra corpo-cervello e mondo. Studiare il sistema cervello-corpo significa cercare di comprendere come la nostra esperienza delle immagini – comprese quelle cariche di valenze simboliche – si generi dagli stati funzionali del nostro sistema nervoso centrale, del sistema nervoso autonomo e dall’integrazione di entrambi con l’apparato cardio-respiratorio e muscolare di un individuo con una storia personale. Fare dell’estetica sperimentale significa cercare di comprendere la fisiologia individuale della creazione e dell’esperienza del simbolo. Questa fisiologia individuale non potrà non tenere conto anche delle componenti proiettive che caratterizzano il nostro rapporto con le immagini, immagini artistiche comprese.

(Vittorio Gallese, Micro-Mega, 2/2014, pp. 49-67).

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