I CCV VISTI DALL’INTERNO – INTERVISTA A FABIO RANCATI  a cura di Carla Mantelli

di Redazione Borgo News

Fabio Rancati, 46 anni,  ricercatore chimico farmaceutico in un’importante azienda cittadina, pavese di nascita, abita a Parma con la famiglia da una decina d’anni e, nel 2018, ha accettato di candidarsi al Consiglio dei Cittadini Volontari (CCV) del quartiere Cittadella. Gli rivolgiamo qualche domanda per fare il punto su questa esperienza di partecipazione istituita dal Comune di Parma.

Ci spiega innanzitutto che il nome Consiglio dei Cittadini Volontari è significativo. Si tratta infatti di organismi composti da cittadini e cittadine che volontariamente hanno dato la disponibilità a impegnarsi e che sono stati eletti dalla cittadinanza, la prima volta nel 2015 e la seconda nel 2018.

Quindi sono simili ai vecchi Consigli di Quartiere?

Ci sono differenze molto rilevanti. Innanzitutto, i CCV non sono espressione di movimenti e partiti politici: ci si può candidare solo come singole persone. In secondo luogo, i poteri dei CCV sono ancora più ridotti rispetto ai pur scarsi poteri che caratterizzavano i Consigli di Quartiere.

Perché hai deciso di candidarti?

Devo premettere che quando mi è stata fatta la proposta da una persona della parrocchia di cui faccio parte, non sapevo nemmeno che esistessero i CCV! Tuttavia, mi è parsa subito una buona cosa sia per la possibilità di svolgere un ruolo attivo nel quartiere sia per capire da dentro come funziona questo processo. 

Quale sarebbe in teoria lo scopo /il compito dei CCV?

Come si legge nel sito del Comune, https://www.comune.parma.it/partecipazione/it-IT/Cosa-sono.aspx ,  essi sono organismi di partecipazione – volontari, apartitici e aconfessionali – eletti direttamente dai cittadini”. Il loro scopo è di rappresentare i bisogni delle comunità locali e promuoverne la partecipazione attiva. “I CCV” inoltre “esercitano funzioni consultive e di proposta nei confronti del Consiglio e della Giunta Comunale, collaborando alla programmazione delle diversificate attività negli ambiti di interesse del quartiere di riferimento”.

Un compito impegnativo. Si riesce a svolgere con efficacia?

Beh, qui il discorso si fa complesso. Probabilmente ci sono visioni discordanti del significato e dell’efficacia dei CCV da parte dell’Amministrazione da una parte e dei CCV dall’altra. Mi spiego. L’Amministrazione si è mostrata davvero vicina e interessata al nostro ruolo principalmente quando ha avuto bisogno di noi, per esempio quando si trattava di collaborare alla buona riuscita del bilancio partecipativo. Dal nostro punto di vista però ci vorrebbe una vicinanza anche in senso opposto, cioè l’Amministrazione dovrebbe essere attenta alle nostre richieste e ai nostri suggerimenti, cosa che non sempre avviene o avviene con una lentezza eccessiva.

Per esempio?

Da due anni segnaliamo la condizione disastrata e pericolosa dei marciapiedi di via Cenni. L’assessore competente ci ha detto che il problema è noto ma i cittadini stanno ancora aspettando la soluzione. In altri casi è andata meglio: siamo riusciti, per esempio, a coinvolgere l’Amministrazione per risolvere il problema dei parcheggi dei pullman in alcune vie vicinissime allo Stadio. Ma in generale, il nostro ruolo è poco valorizzato. Basti pensare che la frase che alcuni consiglieri ripetono spesso e che descrive efficacemente come ci sentiamo è: “Non ci hanno neanche in nota!”. Non so se questo ha inciso anche sulla motivazione di alcuni dei consiglieri e li ha portati nel corso dei mesi ad abbandonare l’incarico.

Quindi…esperimento da abolire?

No, anzi. Penso che lo strumento in sé sia valido ma l’Amministrazione dovrebbe avere un pensiero chiaro sui CCV, dovrebbe investire energie perché il potenziale di partecipazione dal basso sia valorizzato il più possibile. Basterebbe, per esempio, che avessimo a disposizione delle infrastrutture informatiche per fare le nostre riunioni, che ci venissero forniti strumenti perché possiamo davvero consultare la cittadinanza e farci mediatori tra questa e il Comune. Basterebbe che gli assessori non si limitassero a informarci di decisioni già prese ma almeno ci consultassero prima di decidere!

Insomma, il Comune ha istituito questi organismi ma poi ci ha investito poco.

Poco e male. Porto un altro esempio. Ogni CCV in teoria ha a disposizione una persona (dipendente del Comune) come “facilitatrice”. È una buona cosa: può aiutare a organizzare il lavoro, a velocizzare i contatti con gli uffici del Comune… Il problema è che l’incarico a queste persone dura pochi mesi durante i quali fanno appena in tempo a conoscerci ed a capire dove si trovano visto che in un lasso di tempo coì breve il numero di riunioni è piuttosto ridotto. Oltre a ciò, alla scadenza la persona, di solito non riconfermata, non viene immediatamente rimpiazzata. Si deve passare per nuovo bando per reperirne una nuova e così passano altri mesi.

Altro esempio. Nel 2018 siamo partiti senza avere in mano ciò che il precedente CCV aveva iniziato e non portato a completamento, i casi aperti insomma. Se non ci fosse stato tra di noi una persona che era presente anche in quello precedente avremmo dovuto ricominciare da zero, rischiando anche di perdere un sacco di tempo. Ora abbiamo chiesto che i verbali e i documenti prodotti dai CCV siano raccolti in un apposito spazio sul server del Comune, così chi verrà dopo di noi potrà più agevolmente impostare il lavoro per il futuro. Il fatto che questo non fosse previsto dall’inizio dimostra quanto poco il Comune abbia pianificato il lavoro ed il ruolo dei CCV.

Altre proposte per il futuro?

Nell’immediato, come CCV Cittadella, cercheremo di organizzare un’assemblea pubblica sul tema dello Stadio, più che altro per raccogliere preoccupazioni e timori visto che al momento non abbiamo progetti precisi su cui discutere. Speriamo che questo si possa fare compatibilmente con la particolare situazione.

Per il futuro penso che oltre al potenziamento dei CCV bisognerebbe immaginare altri strumenti di partecipazione che vadano al di là della dimensione di quartiere e soprattutto aiutino i giovani ad “allenarsi” alla cittadinanza attiva. Perché non pensare a organismi molto “leggeri”, non troppo impegnativi ma che rendano possibile l’incontro fra l’Amministrazione e gruppi di ragazze e ragazzi? Potrebbero rivelarsi “palestre di civismo” in cui fare emergere idee e proposte da parte del mondo giovanile e fare sperimentare l’importanza della partecipazione democratica. In ogni caso penso che la prossima Amministrazione dovrà chiarirsi le idee su che cosa vuole fare dei CCV e su come vuole intendere la partecipazione. Se gli strumenti di partecipazione non sono adeguatamente valorizzati, le persone si demotivano e a soffrirne è la qualità della democrazia.

 

 

 

 

 

 

 

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