La Piazza Etica, nella sostanza e nei modi di BorgoAdmin 19 Maggio 2011 di BorgoAdmin 19 Maggio 2011 134 A Lodi dal 19 al 22 maggio ci sarà il Festival della Fotografia Etica.Primo pensiero: bello, potrei anche andarci. Sfoglio il programma, mi soffermo sulle immagini. Mi perdo nel dettaglio di una vena, troppo visibile su quel braccio eccessivamente magro. Continuo a sfogliare. Tracce di visioni che si attaccano agli occhi e che chiamano uno sguardo diverso, vicino – uno sguardo che si impone come presenza. Secondo pensiero: credo proprio che ci andrò. Alla fine, solo alla fine, lascio le immagini e leggo l’editoriale. Poche righe, giusto le parole per anticipare la complessità di un evento importante – necessario, forse –, parole che mi fanno pensare che ogni tanto, tra sostanza e modi, c’è chi ci mette della coerenza.Sostanza: fotografia etica. E qui non ci sono ambiguità o insinuazioni che tengano, le mostre in programma sviscerano temi che hanno un indubbio valore sociale, affrontano questioni che si incarnano in una quotidianità (vicina o lontana) che non possiamo fingere che non esista. Cecità, disturbi alimentari, dolore personale di una guerra, fame e isolamento. Immagini di storie da conoscere.Modi: approcci e percorsi narrativi. L’approccio, come leggo nell’editoriale, è di un’onestà disarmante: non si pretende di “stabilire una misura dell’etica”, semplicemente si vuole fare un tentativo di approfondimento – andare vicino alle cose, osservarle e iniziare a pensare. Punto. E magari a pensarsi, aggiungo io, farsi venire dei dubbi, lasciarsi smuovere attraverso gli occhi. Mi piace, questa direzione: nessun giudizio di valore o pretenziose classifiche di una eticità esibita. Suggestioni e parole, e poi sarà mia la responsabilità di dar loro un significato, un senso. Un seguito.Ultimo nodo, i percorsi narrativi. È una frase che leggo in questa prima pagina del programma a farmi riflettere: ci si chiede il perché di un festival, se davvero ce n’è ancora bisogno in quest’epoca di visioni digitali e a distanza. E ci si risponde che sì, un festival – questo festival – ancora ha un senso forte. Ed è vero, dal momento che diventa “luogo d’incontro e confronto, unico e immediato”. Si cammina, nel senso letterale del termine, in questo intreccio di immagini che si snoda nel centro di una piccola città. Si incontrano persone, chi guarda e chi ha fotografato, si cercano insieme le parole più adatte per raccontare e nella lentezza obbligata del percorso (mentale e fisico) si mastica ciò che si è visto e ascoltato, che probabilmente non avrebbe la stessa intensità se non assumesse le forme di una narrazione condivisa. Irripetibile.Etica la materia prima, dunque, ed etici i modi. Coerenza, per una volta. Terzo (e ultimo) pensiero: confermo, ci andrò. Valeria Zangrandihttp://festivaldellafotografiaetica.it/ 0 FacebookWhatsappEmail post precedente Fede e Costituzione secondo La Valle post successivo Per non dimenticare: 1986-2011 a 25 anni da Chernobyl Dall'ultimo numero di BorgoNews TRA PLEBISCITO E TERRORISMO: LE MONTAGNE RUSSE DI... 11 Aprile 2024 VIAGGIO SUI CONFINI a cura di Lucia Mirti 11 Aprile 2024 LA GUERRA? ESTRANEA ALLA RAGIONE di Carla Mantelli 11 Aprile 2024 L’EREDITÀ DI DON PINO PUGLISI di Anna Pellegrini 11 Aprile 2024 BORGO LAB 2023/24: RICORDI E RIFLESSIONI (+ DUE... 21 Marzo 2024 IL LUNGO VIAGGIO DA VENTOTENE A BRUXELLES di... 21 Marzo 2024 LA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA: SFIDA DA AFFRONTARE O DA... 21 Marzo 2024 STORIE DI CORAGGIO E LIBERTÀ: VOCI DI DONNE... 21 Marzo 2024 PARMA: PROTAGONISTI I GIOVANI – Intervista a Beatrice... 7 Marzo 2024 L’8 MARZO PER ME di Hiba Bel Haj El... 7 Marzo 2024 Lascia un commento Cancella risposta Save my name, email, and website in this browser for the next time I comment. Δ