Dopo S.Ilario: dalla Cattedrale alla città

di BorgoAdmin

All’interno del ciclo di incontri “I lunedì della Diocesi” lo scorso 16 gennaio alcuni cittadini eminenti di Parma hanno discusso il messaggio del Vescovo alla città in occasione della festa del Patrono S. Ilario.

La tavola rotonda era moderata dal giornalista Balestrazzi, della Gazzetta di Parma, e vedeva come relatori il pro-rettore dell’Università prof. Cristini, il vice.presidente di Confindustria Emilia Romagna dott. Lunardini, il sociologo prof. Manghi, e la presidente del gruppo cooperativo Colser Domus Aurora Cristina Bazzini (che ricordiamo Segretaria in gioventù del nostro Circolo).

Don James Schianchi rappresentava il Vescovo di Parma che, per non condizionare il libero dibattito, ha preferito non presenziare, ma lo avrebbe poi riascoltato registrato.

Superfluo sottolineare come uno dei temi principali evocati dal nostro vescovo nella sua lettera è stato quello di una crisi che è arrivata anche nella nostra diocesi, e non è solo economica, ma investe un ampio quadro di valori, che attengono alla vita della persona ed alla comunità.

E’ significativo, almeno così pare allo scrivente, che questa impostazione abbia prodotto interventi non solo centrati sui grandi temi generali, pure evocati nella lettera, ma più concentrati forse nelle esperienze personali che questi cittadini, diciamo privilegiati nel loro punto di osservazione, stanno facendo in questo contesto così mutato. Le eccellenze di Parma, scrive infatti il Vescovo, così come la crisi, non concerne tanto i prodotti, le merci dell’economia, quanto “le vicende, le presenze, le sconfitte e i successi che hanno formato la tradizione e tengono salda la nostra comunità”, a partire dalle persone.

Manghi si è quindi rivolto verso una lettura originale e profonda delle motivazioni, anche storiche, anche di un non credente come lui, in questo (come lo ha definito il Vescovo) “crinale della storia” ha per interpretare la realtà e il futuro.

Cristina Bazzini ha giustamente ritenuto necessario inquadrare il suo intervento a partire dalla sua esperienza personale, ancora oggi invero non comune, di donna, di moglie e madre, di manager, e di dirigente proprio di un gruppo cooperativo, cioè di una iniziativa che è imprenditoriale, ma in un modo particolare.

Un po’ più istituzionali i contribuiti di Cristini e Lunardini, che comunque non hanno ritenuto di evidenziare solo aspetti tecnici di una lettura economicistica, o anche imprenditoriale, della situazione di Parma, ma di parlare anche loro prevalentemente di persona e comunità in questa nostra storia.

Un po’ curioso però, e forse un dato che parla da sé, il fatto che questa iniziativa di commento ad una lettera del Vescovo sicuramente molto intrisa di storia concreta, non abbia finito per entrare nello specifico della politica, almeno intesa in senso lato. Eppure le elezioni amministrative sono alle porte, a maggio, e sono elezioni fondamentali nel disegnare la direzione che Parma vorrà e potrà prendere, alla luce della specifica crisi economico-finanziaria che vive, nel quadro della città, l’istituzione Comune.

Lo stesso Vescovo, ripetiamo, ha concretamente parlato di temi tipicamente “politici”: la cura e la socializzazione degli anziani, la disoccupazione, la condizione degli stranieri, i carcerati, le nuove e vecchie povertà, la famiglia, il ruolo dei giovani, le condizioni concrete della libertà di culto per tutti in tutto il mondo, e per alcune fedi a Parma. Non lui nel suo ruolo, ma noi laici, siamo chiamati alla costruzione di un disegno politico che trovi concrete soluzioni a questi problemi.

La sensazione dello scrivente è che questa profonda crisi di modello che viviamo anche a Parma, nell’interpellare le persone, non ha ancora trovato un equilibrio nella società, per cui anche la classe dirigente è in una fase più di domanda che di risposta. L’interesse che i relatori hanno mostrato nella lettera non è infatti apparso affatto di maniera, ma sincero, in un momento in cui alla Chiesa, intesa come Pastori ma anche come comunità cristiana che si interroga, è chiesto forse un passo in più, di indicare la strada, di aprirla, di percorrerla insieme.

 

Giuseppe Iotti

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