Aprire le porte al futuro

di Riccardo Campanini

Non è certo per seguire una moda passeggera che i mezzi di informazione – compresa, nel suo piccolo, questa newsletter – dedicano in questo periodo una particolare attenzione a temi religiosi, e specialmente all’attività e alla predicazione di Papa Francesco.

In un momento storico particolarmente difficile, in cui la politica non riesce a trovare soluzioni ai drammatici problemi posti dall’attualità e, come conferma l’esito delle elezioni amministrative francesi, è forte la tentazione di “guardarsi indietro”, l’unica voce capace davvero di prospettare un futuro diverso e migliore è appunto quella del Pontefice. Che, proprio per questo, incontra la “simpatia” di tanti laici orfani delle grandi ideologie progressiste del XX secolo, che ritrovano nelle parole e nei gesti del Papa argentino quella forza profetica che la politica sembra avere smarrito.

 

Eppure, per quanto importante e preziosa, la voce della Chiesa non può sostitute il contributo che alla costruzione di un mondo migliore devono garantire gli uomini e le donne “di buona volontà” impegnati nella società e nelle istituzioni a livello locale, nazionale e internazionale.

Ecco perché l’anniversario, che cade proprio in questi giorni, dei 50 anni della conclusione del Concilio vaticano II è l’occasione per formulare un auspicio e una speranza: come mezzo secolo fa la Chiesa seppe tenere a freno i “profeti di sventura” imparando dalla cultura del suo tempo a guardare con fiducia e ottimismo alle realtà terrene e alle grandi trasformazioni che stavano segnando quell’epoca, così oggi, a ruoli invertiti, è la cultura “laica” – quella che anima la politica, ma anche l’economia, l’informazione, la cultura- che può e deve imparare dalla Chiesa (o almeno da quella impersonificata da Papa Francesco) a respingere le tentazioni della paura, dell’autosufficienza, della chiusura nei confronti dell'”altro”.

In questo senso – a dispetto di talune “censure” nei confronti della Festa che tra poco verrà celebrata – non vi è dubbio che il Natale, sempre e particolarmente quest’anno, non sia solo una ricorrenza religiosa, ma anche un’occasione per tutti, credenti e non, di rinnovare la fiducia nella possibilità di costruire un mondo di pace e di giustizia, purché ognuno faccia la sua parte, piccola o grande che sia. E di fronte all’obiezione che si tratta solo dell’ennesima illusione, destinata a svanire presto, si può rispondere con una domanda: chi, solo alcuni anni fa, poteva prevedere o immaginare che nel 2015 un Papa argentino avrebbe inaugurato il Giubileo straordinario della Misericordia nella Cattedrale di Bangui?! La storia – o, per chi crede, lo Spirito Santo – ha molta più fantasia di quanto “noi umani” possiamo immaginare.

Riccardo Campanini

Dall'ultimo numero di BorgoNews